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Il primo ministro bulgaro ha annunciato le dimissioni del suo governo dopo meno di un anno di mandato, a seguito di una serie di proteste anti-corruzione. “Il governo si dimette oggi”, ha dichiarato ai giornalisti il primo ministro bulgaro Rossen Jeliazkov dopo un incontro con i leader dei partiti al potere.

Il governo è stato accusato dai manifestanti di corruzione e di connubio di stampo mafioso. Nella piazza ’Indipendenza’ della capitale Sofia, sulla quale si affacciano i palazzi del parlamento, del governo e della presidenza, il cosiddetto ’triangolo del potere’, anche in tarda serata si era riversata una folla di oltre 50 mila persone per chiedere le immediate dimissioni del governo. “Il governo della mafia è finito!”, “La goccia ha fatto travasare il bicchiere”, “Questa volta non ci fregano” si leggeva sui cartelli dei dimostranti.

Gli studenti universitari che si sono riversati in piazza con un corteo partito dall’Università della capitale scandivano “Siamo contro la sfacciataggine dei governanti”, “Vogliamo un futuro degno, vogliamo rimanere in Bulgaria!”. Proteste popolari anche in altre grandi città come Plovdiv (Sud), Varna e Burgas (due città sul Mar Nero).

La gente scandiva slogan per le dimissioni del governo ma anche contro il continuo rincaro dei generi alimentari e contro l’inflazione alla vigilia dell’ingresso della Bulgaria nella zona dell’euro il primo gennaio. Le proteste di oggi si sono svolte sotto lo slogan “Dimissioni, Peevski e Borissov fuori dal potere!”.

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L’esecutivo di Sofia ora dimessosi, era guidato da Rossen Zhelyazkov, esponente del partito conservatore Gerb, è una coalizione formata dal Gerb che ha vinto le ultime elezioni, i socialisti (Bsp) e il partito populista ’C’è un popolo come questo’ (Itn). Non dispone di una maggioranza in parlamento ma conta sull’appoggio incondizionato del partito ’Movimento per diritti e libertà – Nuovo inizio’ (Dps-Nn), uno dei due partiti della minoranza turca in parlamento, quello di Delian Peeevski, figura centrale e controversa della politica bulgara, accusato da anni di essere il simbolo della corruzione nazionale.