di
Luigi Ferrarella
Il gip blocca una nuova costruzione di lusso di 4 e 11 piani alti 35 metri in via Anfiteatro. Si tratta di un progetto dell’Impresa Rusconi, firmato dall’architetto Marco Cerri con Studio ArchiMI: 27 indagati
«Superficie lorda di pavimento» per dire «volumetria». Un nuovo gioco di parole debutta nella rivisitazione dell’urbanistica milanese operata negli ultimi mesi dalle indagini della Procura, stavolta con il sequestro ordinato dal gup Mattia Fiorentini in pieno centro, nel cuore di Brera in via Anfiteatro 7, del cantiere dove due corpi di 4 e di 11 piani alti 34,78 metri con tre piani interrati di box, per 27 appartamenti a partire da 700.000 euro per un monolocale, stanno sorgendo là dove c’erano stati residui settecenteschi di 5 e 3 piani, negli anni ‘80 destinati dal Comune a 9 case popolari ma poi demoliti in «somma urgenza» nel 2016.
«A Milano si usa così la parola»
La circostanza che si trattasse non di una «ristrutturazione» (dunque autorizzabile tramite semplice Scia-Segnalazione Certificata di Inizio Attività) ma una «nuova costruzione» senza più alcun rapporto con quanto precedentemente demolito (dunque bisognosa di un permesso di costruzione e di un piano attuativo) «era talmente ovvia che i nuovi progetti – rimarca il gip – omettevano volutamente di calcolare i volumi generati, limitandosi al rispetto della superficie lorda di pavimento (misurata in metri quadrati e non cubi). Richiesto di chiarire questo specifico aspetto, il progettista Marco Emilio Maria Cerri dichiarava che «a Milano si usa il termine» volumetria per indicare la superficie lorda di pavimento. In pratica – chiosa il gip – Cerri decideva di stravolgere a suo uso e consumo il significato letterale di un termine della lingua italiana per attribuirgliene uno tutto suo e in voga (non si sa bene perché e con quali basi) presso gli uffici tecnici milanesi. Il tutto, peraltro, smentito dalla stessa documentazione acquisita il 19 marzo 2025, laddove emerge che il progettista prima di lui aveva eccome calcolato i nuovi volumi, assieme (e non alternativamente) alla superficie lorda di pavimento (che ha la ben diversa funzione di individuare le aree abitabili, a scopi commerciali, e non di quantificare gli ingombri volumetrici dell’immobile cui si riferisce)».
I pm: aggirata la protesta dei residenti
Nella richiesta di sequestro, i pm Petruzzella-Filippini- Clerici aggiungono che «l’adozione della Scia e le distorsioni compiute durante le pratiche edilizie hanno assunto il fine di eludere il piano attuativo e di nascondere all’esterno Io stesso procedimento amministrativo, per un intervento che (come era prevedibilissimo da parte degli indagati) avrebbe provocato l’opposizione degli abitanti fortemente penalizzati negli stabili di fronte. Si tratta di un’operazione di mera speculazione edilizia, la cui unica ragione è la prospettiva della lucrosa rendita che deriva, ai danni del territorio, degli interessi della comunità dei residenti e del rispetto delle regole che li tutelano».
Il gip: negli illeciti non esiste buona fede
Ventisette gli indagati per le ipotesi di lottizzazione abusiva e (alcuni anche per) falso, tra i quali il progettista Cerri (già indagato per altre vicende in primavera), i proprietari Carlo e Stefano Rusconi (già sotto esame per Torre Stresa), i vari componenti della Commissione Paesaggio del Comune (anch’essi molti già indagati) nelle date di approvazione dei pareri. Ed è interessante che il gip Fiorentini si soffermi sull’assenza di un legittimo affidamento di progettisti e costruttori sul via libera comunale, buona fede accreditata invece da un’altra gip (Sonia Mancini) giorni fa in un altro provvedimento su un altro cantiere da lei infine non sequestrato in viale Papiniano (rigetto impugnato al Tribunale del Riesame dalle pm Baima Bollone-Cavalleri): «L’articolo 29 del dpr n. 380/2001 – rimarca oggi il gip Fiorentini – individua le figure titolari di posizione di garanzia (committente, titolare del permesso di costruire, costruttore, direttore
dei lavori e progettista) con riferimento al rispetto delle norme in tema di
conformità urbanistica delle opere realizzande/realizzate, in via non esclusiva.
Del resto gli operatori in questione, sia privati (i Rusconi legali rappresentanti di R.S. Sviluppo S.r.l., ovvero di una società capitalizzata con oltre 5 milioni di euro e prettamente rivolta allo sviluppo immobiliare), sia pubblici ufficiali (tecnici comunali, progettisti, direttore dello sportello unico edilizia, membri della Commissione Paesaggio), non erano certo soggetti sprovveduti – osserva il gip – ma professionisti e imprenditori (a loro volta assistiti da tecnici del settore) che governavano perfettamente la materia e conoscevano gli strumenti urbanistici, ma intendevano aggirare le cogenti prescrizioni morfologiche ed evitare le insidie e le tempistiche legate all’approvazione di un piano attuativo (che avrebbe inevitabilmente bocciato il progetto, in quanto non rispettoso dei limiti vigenti sulla specifica area e privo di un adeguamento degli standard all’implementazione del carico urbanistico)».
lferrarella@corriere.it

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11 dicembre 2025 ( modifica il 11 dicembre 2025 | 16:31)
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