La giovane di Capaci è stata trovata senza vita nella piscina di una villa a Bagheria, nel Palermitano, nella notte tra venerdì 1 e sabato 2 agosto: stava partecipando insieme agli amici a una festa di laurea. “Ci sono troppe cose che non tornano. Nessuno per molto tempo si è accorto che Simona era in acqua morta. Eppure la piscina è piccola e la villa era piena di giovani”, ha detto l’avvocato della famiglia. Prelevato dna a uno dei ragazzi presenti. I punti oscuri: dalle tracce di sangue alla villa ripulita
Continuano le indagini sulla morte di Simona Cinà, pallavolista 21enne di Capaci trovata senza vita nella piscina di una villa a Bagheria, nel Palermitano, nella notte tra venerdì 1 e sabato 2 agosto. La ragazza stava partecipando insieme agli amici a una festa di laurea organizzata da due universitari. Da quanto emerso, nonostante la piscina fosse molto piccola e alla festa ci fossero un’ottantina di persone, il corpo della giovane sarebbe rimasto in acqua per diversi minuti prima che qualcuno si accorgesse di quanto fosse accaduto. “Ci sono troppe cose che non tornano. Nessuno per molto tempo si è accorto che Simona era in acqua morta. Eppure la piscina è piccola e la villa era piena di giovani”, ha detto Gabriele Giambrone, legale della famiglia Cinà.
“Troppe cose non tornano”
L’avvocato Giambrone ha chiesto alla Procura di disporre un’autopsia urgente sul cadavere. Il legale ha sottolineato: “Qualcosa nella storia non torna, ci sono diversi aspetti da chiarire. Come mai per molti minuti nessuno si è accorto che Simona era in acqua morta? E perché la ragazza aveva la faccia in su? Se fosse caduta in piscina non l’avrebbero trovata in quella posizione. E allora si è sentita male mentre si faceva il bagno? Se così fosse stato, è strano che in uno spazio di otto metri quadrati circa nessuno abbia notato il corpo”. A questi e altri interrogativi stanno tentando di dare risposte le indagini dei carabinieri, che stanno sentendo decine di testimoni. Uno dei ragazzi è stato portato in caserma per il prelievo del dna: nella villa, infatti, sono state trovate tracce di sangue ma il giovane ha raccontato di aver dato un calcio per lo choc dopo aver saputo della tragedia e di essersi ferito.
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La festa
Tanti, quindi, i dubbi da sciogliere. Di certo c’è che l’area in cui la festa si è svolta è davvero piccola. Da quanto accertato, gli organizzatori del party avevano affittato soltanto lo spazio esterno della villa: un piccolo patio e, appunto, la piscina. Simona Cinà, venerdì, aveva pubblicato su Instagram alcune storie: gli allenamenti di pallavolo, poi i minuti prima di arrivare al party. Nell’invito alla festa, girato su WhatsApp, gli organizzatori avevano scritto che ci sarebbe stato dell’alcol. “Vi terremo idratati”, si leggeva. Eppure i carabinieri, arrivati dopo la chiamata di alcuni ragazzi, non hanno trovato neppure una bottiglia. Anzi l’area era stata ripulita, le bevande fatte sparire e in sacchi di plastica erano state lasciate delle bottigliette di acqua. “Assolutamente inverosimile, qualcuno ha ripulito tutto”, ha commentato il legale.
L’autopsia
Solo l’autopsia, che sarà disposta nelle prossime ore, chiarirà le cause della morte di Simona Cinà. Secondo quanto ricostruito finora, la ragazza sarebbe deceduta tra le 3.20, l’ora in cui l’amica del cuore l’ha lasciata alla festa con altri, e le 4.10, quando è stata fatta la prima chiamata al 112 che ha poi avvertito i sanitari. Gli operatori del 118 sono arrivati in 10 minuti. La ragazza era stata già tirata fuori dall’acqua e qualcuno aveva tentato di rianimarla: lo provano i segni rossi trovati sul petto della giovane che, però, era già senza vita. “Il sorriso più bello che abbiamo visto. Sempre solare, una ragazza che amava questo sport”, hanno detto dalla Acg Beach, la società in cui giocava l’atleta, una pallavolista promettente sia indoor sia di beach.
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Cronaca
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