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Nella puntata di oggi, giovedì 11 dicembre, de La Volta Buona, il programma del pomeriggio di Rai 1 condotto da Caterina Balivo, uno dei momenti più emozionanti è stato il racconto di Alessia Vessicchio, figlia del celebre Maestro scomparso un mese fa. In studio, Alessia ha condiviso con il pubblico il ricordo vivissimo del giorno in cui ha incontrato per la prima volta quello che, da lì in poi, sarebbe diventato a tutti gli effetti suo padre.


APPROFONDIMENTI

Il racconto

Seduta sul divano del programma, con la voce rotta dall’emozione ma lucidissima nel ricostruire i dettagli, Alessia è tornata indietro nel tempo, a quando aveva soltanto sette anni.

Il quadro è quello di una partita di calcetto: sua madre aveva 28 anni, il Maestro ne aveva 20. «A un certo punto arriva la palla sul bordo, io “simpatica canaglia” prendo la palla – ricorda – e arriva quest’uomo, questo ragazzo, tutto scuro ma con degli occhi che hanno detto tutto, in un momento, di quello che era». È un’immagine fulminea ma potentissima, che racconta l’impatto immediato tra due destini destinati a intrecciarsi.Il loro primo incontro

Quel primo incontro, apparentemente casuale, prosegue la sera stessa a casa della madre di Alessia, che era l’unica del gruppo ad avere un appartamento tutto suo. «Erano tutti giovani, avevano 28 anni – continua – e lui arrivò con la chitarra in spalla, perché era sempre così». Qui la bambina di allora si trasforma in regista della scena: lo chiude in camera a chiave e gli “impone” il suo primo concerto privato. «Ha cominciato il suo repertorio, e fuori mia madre urlava: “Apri! Fallo uscire!”». Da quella stanza, però, il Maestro – come racconta lei con un sorriso che si tinge di malinconia – «non è andato più via, praticamente».

Il puzzle familiare

Nel suo racconto Alessia tiene insieme, senza retorica, la verità anagrafica e quella affettiva. «Io nasco da Enrica e Bruno Grieco, che è il mio papà naturale – spiega – però a 7 anni lui sceglie di essere comunque mio padre». È un passaggio fondamentale: non è solo lei a riconoscerlo come figura paterna, è il Maestro stesso a decidere di esserlo. Da quel momento, precisa, lui l’ha sempre chiamata “mia figlia” e lei ha detto “mio padre”, anche se in casa lo chiamava familiarmente “Peppe”.


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