Nel quartiere Don Bosco si continua a sparare. La zona del Tuscolano dove campeggia l’omonima chiesa sembra essere diventata, negli anni, scenario dove si sono consumati agguati cruenti. Forse per conquistare, o difendere, il territorio finito negli anni a riempire le cronache di Roma con blitz e arresti che hanno smantellato gruppi criminali e ridisegnato gli equilibri.

Colpi di pistola spesso esplosi per intimidire o addirittura per uccidere come successo negli ultimi due recenti episodi. Sventagliate di proiettili tra le auto, a volte finite pure per essere danneggiate. L’ultimo episodio, consumato in via Calpurnio Pisone, disegna un immaginario quadrilatero da far west.

L’agguato in via Pisone

Lì, in via Flavio Stilicone, in via Giuseppe Chiovenda e via Quinto Pedio, le strade si sono trasformate in zone dove si sono ripetuti agguati. L’ultimo, in ordine di tempo, nella notte dell’undici dicembre. 

La vittima, un 19enne, è stato raggiunto da due dei cinque colpi di pistola sparati da un uomo incappucciato con un giubbotto rosso. Sul caso indagano gli investigatori della squadra mobile che hanno puntato i fari sulle dinamiche dello spaccio di droga. 

Il giovane, incensurato, non è escluso possa trattarsi di un bersaglio collaterale, come già successo in passato con Mirko Giuliani, come poi vedremo. Sul posto, poco dopo le 2 di giovedì, sono intervenuti anche gli investigatori della polizia scientifica per effettuare alcuni rilievi sul posto. Al vaglio ci sarebbero anche le immagini delle telecamere di sicurezza della zona, in particolare di un ufficio postale.  

Le zone degli spari

Gli spari dello scorso novembre

L’agguato arriva a tre settimane da quello consumato tra via Quinto Pedio e via Licinio Stolone, strade che distano meno di un chilometro da via Calpurnio Pisone. Lì, poco dopo le 23:30 del 23 novembre, un 28enne è stato trovato in una pozza di sangue. Almeno 8 i colpi esplosi. Anche in quel caso, dunque, una sventagliata di colpi esplosi con i proiettili che si conficcarono pure tra le auto in sosta.

Il giovane è stato trasportato in gravi condizioni al policlinico Casilino. La vittima, già conosciuto agli investigatori per vicende connesse alla detenzione di armi e droga, ha detto che qualcuno voleva rapinarlo. Il racconto però non ha convinto completamente chi indaga e l’agguato avvenuto l’11 dicembre scorso avvalorerebbe l’ipotesi di una guerra tra bande. 

Sparatorie, agguati e bastonate: la brutale faida tra ‘Bibbi’ e ‘Bove’ che ha infiammato Roma sudL’agguato contro Mirko Giuliani

D’altronde, come detto, non è una novità che al Don Bosco si spari. Due anni fa le strade del quartiere furono ancora macchiate di sangue, e qui torna Mirko Giuliani, cognato di Daniele Salvatori detto ‘Bove’, come ricostruito in questo articolo di Dossier che ha svelato i retroscena di un recente blitz dei carabinieri e della procura di Roma. Il 27 maggio 2023, Claudio Turcaloro, alias ‘Bibbi’ ed ex socio del ‘Bove’ minacciò gravemente Giuliani dicendogli: “Io ti vengo a prendere dentro alla clinica, ti mando all’ospedale”. Quello stesso giorno, Giuliani fu effettivamente aggredito in via Chiovenda

Alle 21:46, Giuliani chiamò Salvatori dicendo di essere stato colpito, avendo ricevuto “tre, quattro botte sulle gambe”. Turcaloro fu identificato come l’autore del tentato omicidio. L’agguato consistette nell’esplodere tre colpi di pistola contro Giuliani. I proiettili lo colpirono alla coscia sinistra, alla gamba destra e nella regione inguinale destra, causando lesioni al legamento inguinale e la frattura dell’osso pubico. La pistola utilizzata per colpire Giuliani era di un calibro coerente con le armi che Salvatori aveva precedentemente accusato Turcaloro di avergli rubato. Giuliani, in sostanza, è stato una vittima collaterale.

Spari davanti al bar

Ancora prima un assalto armato consumato in pieno giorno vide come vittime Mauro Gizzi e Maurizio Salvucci. In quell’occasione due uomini a bordo di uno scooter si fermarono davanti a un bar in via Flavio Stilicone sparando dei colpi di pistola e ferendo i due uomini che si trovavano in quel momento fuori dal locale, a bere un caffè, poi la fuga a bordo del mezzo a due ruote. 

Originari del Don Bosco, Gizzi e Salvucci si erano trasferiti a Morena e nella zona dei Castelli Romani ma continuavano a frequentare la zona dove sono stati vittime dell’agguato.