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Mentre la pressione internazionale non accenna a diminuire, Vladimir Putin sceglie una riunione strategica sull’economia al Cremlino per lanciare un segnale chiaro al fronte interno: lo Stato non farà passi indietro sul welfare. Anzi, rilancia. L’obiettivo dichiarato è ambizioso e quasi simbolico: portare il livello di povertà in Russia al di sotto del 5% entro il 2036, partendo da quello che il presidente definisce un “minimo storico” raggiunto proprio nell’anno in corso.


APPROFONDIMENTI

Il cuore della nuova strategia si poggia su un inedito meccanismo di “restituzione fiscale” per le famiglie lavoratrici. Putin ha annunciato che, a partire dal 2026, verrà introdotto un sistema che premia i nuclei con due o più figli attraverso un abbattimento reale dell’imposta sul reddito. Il funzionamento è tecnico ma estremamente concreto: le famiglie con un reddito medio per membro inferiore a una volta e mezza il minimo di sussistenza regionale potranno richiedere il rimborso di una parte dell’imposta sul reddito versata l’anno precedente. Per questi cittadini, l’aliquota effettiva scenderà al 6%, e l’eccedenza pagata verrà restituita direttamente dallo Stato tra giugno e ottobre, previa richiesta.

Pensioni e potere d’acquisto

Questa misura non è isolata, ma si inserisce in un quadro di indicizzazioni che mirano a proteggere il potere d’acquisto dall’inflazione, una delle sfide più delicate per Mosca. Da gennaio le pensioni assicurative di vecchiaia subiranno un rialzo del 7,6%, una percentuale che il Cremlino rivendica essere superiore al tasso di inflazione programmato. «Le pensioni devono aumentare a un ritmo non inferiore all’inflazione», ha ribadito Putin, confermando che anche le pensioni sociali verranno adeguate a partire dal 1° aprile.

Il quadro macroeconomico descritto durante la riunione tratteggia una Russia che viaggia verso la piena occupazione, con un tasso di disoccupazione record del 2,2%. È su questi numeri che il Cremlino costruisce la narrazione di una resilienza interna che passa per l’aumento dei salari reali e l’introduzione della nuova “prestazione familiare”.

L’obiettivo politico è evidente: dimostrare che, nonostante il peso del conflitto e delle sanzioni, le risorse per un massiccio piano di sostegno sociale a lungo termine non mancano, cercando così di blindare il consenso della classe media e delle fasce più deboli fino al prossimo decennio.


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