Palazzo Pisani Moretta sala specchio stucchi

Tra gli stucchi, specchi e affreschi di Palazzo Pisani Moretta.

Foto: Camilla Glorioso. Courtesy of Fondazione Dries Van Noten

La Fondazione unirà molte discipline: arte, design, moda, architettura, addirittura cibo. Perché questa scelta?

«Perché è così che ho sempre lavorato. Una sfilata non è mai solo moda: è luce, scenografia, musica, profumo. L’ispirazione delle mie collezioni è sempre nata dalla fusione di arte, viaggi, immagini, materiali, incontri. Con la Fondazione vogliamo celebrare l’artigianato, ma per me il concetto di artigianato, inteso come arte del fare, è ampio, immenso, quasi senza limiti: non è solo ceramica, vetro, lavoro della materia. È chi usa la voce, chi cucina, chi fa vino… è chi infonde un gesto della propria anima. Per questo trovo profondamente interessante mettere mondi diversi in relazione: un giovane vignaiolo con un designer del vetro di Murano, un tessuto creato da artigiane con una serie di calici, una tavola come opera corale. È talento umano unito all’imprevisto».

Palazzo Pisani Moretta lampadario soffitto affreschi stucchi

Foto: Camilla Glorioso. Courtesy of Fondazione Dries Van Noten

Che ruolo ha l’imprevisto per lei?

«In tutto quello che faccio, cerco sempre di lasciare uno spazio alla coincidenza, all’imprevisto. Prendere per errore il colore sbagliato e scoprire che è quello giusto. Spostare una luce, durante uno shooting, e accorgersi che la luce del sole va decisamente molto meglio. Nella mia vita l’imprevisto è sempre stato un alleato. Negli anni mi sono appassionato al giardinaggio: in giardino impari che puoi pianificare tutto, ma poi arrivano magari una primavera più calda del solito, una pioggia improvvisa, una pianta che sopravvive contro ogni previsione. E tutti i piani vanno a rotoli. La natura ti insegna ad accogliere ciò che non avevi previsto. Anche nella moda funziona così: alcuni degli abbinamenti migliori sono nati nel backstage, mentre una modella si cambiava e aveva ancora la gonna del look precedente e la giacca dell’outfit successivo. La spontaneità è una forza creativa enorme».

Parlando di piani invece, come funzionerà la programmazione della Fondazione?

«Inizieremo con una presentazione — mi piace parlare di presentazioni, non di mostre o esposizioni — da fine aprile a ottobre. Poi il palazzo chiuderà temporaneamente per interventi tecnici e ci sposteremo in uno spazio più industriale, a pochi passi da qui, dove proseguiremo con progetti più dinamici. Durante la presentazione organizzeremo eventi collaterali: talk con giovani artigiani e artisti, proiezioni, incontri sul cibo, momenti conviviali. In futuro collaboreremo anche con organizzazioni veneziane e internazionali. Venezia ha realtà incredibili come la Biennale, la Glass Week, Homo Faber… siamo felici di dialogare con loro, e vogliamo lavorare anche con scuole e istituzioni internazionali».