di
Chiara Evangelista

I passaggi chiave del discorso del sindaco di Milano che chiudono il tema dimissioni: «Ho pensato seriamente di lasciare ma, se c’è la maggioranza, io ci sono». Le contestazioni fuori da Palazzo Marino

Il presente, il passato e il futuro si sono dati appuntamento ieri alle 16.30 a Palazzo Marino: l’ora dei conti per Milano. Un bilancio di quanto è stato fatto e di quanto ancora c’è da fare, con la condizione che però servono dei «cambiamenti concreti». Dall’urbanistica al caro affitti fino al verde. «Se su queste basi la maggioranza c’è, io ci sono». Nessun passo indietro. Il sindaco Beppe Sala va avanti: «Le mie mani sono pulite».

Il discorso inizia dal presente, dalle indagini che lo vedono coinvolto come indagato: «Tutto ciò che ho fatto in questi due anni è stato nell’interesse delle cittadine e dei cittadini», spiega Sala ribadendo che «non esiste una singola azione che possa essere attribuita a mio personale vantaggio». Il riferimento è ai capi di accusa: false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone e indizione indebita a dare o promettere utilità. Accuse che il sindaco ha appreso mezzo stampa. «Sta bene a chi governa o ambisce a governare una città che indagini riservate diventino pubbliche?» chiede, rivolgendosi «a chi approfitta politicamente di situazioni come quella che la mia amministrazione sta vivendo». La voce, spezzata già dall’inizio del discorso, si ferma quando in Aula sottolinea che il «coinvolgimento nell’indagine è fonte di grandissima sofferenza: in molti si stanno interrogando sul percorso che la nostra città ha seguito negli ultimi decenni».



















































L’accento, a questo punto, cade sul passato e alle scelte fatte per lo sviluppo urbanistico della città: «Ci fa paura la verticalizzazione di Milano?», chiede, rispondendo in modo indiretto a chi «in questi giorni confusi» ha puntato il dito contro la città dei grattacieli. «Come possiamo guadagnare più spazio per la socialità, per il verde, per la rivitalizzazione della città se non delegando alla verticalità funzioni dell’abitare?», dice mentre fuori da Palazzo Marino protesta il comitato «Famiglie sospese» che chiede di trovare una soluzione allo stall0 dell’urbanistica in città.

Sala cerca con lo sguardo gli occhi della sua maggioranza, che in tutti questi anni l’ha sostenuto: «La velocità a cui corre Milano ha bisogno di correzioni continue. Non tutto ciò che abbiamo tentato ha il crisma della perfezione». Pertanto il sindaco ribadisce che bisogna fare di più. Premessa però: «La giustizia e la politica devono occuparsi di ambiti separati. Questa distinzione deve reggere in tutto e per tutto, nel reciproco rispetto, perché la società funzioni», spiega Sala, pungolando la magistratura a restare nel suo perimetro di competenza. E proprio perché la giustizia ha il proprio binario, «la nostra risposta a quello che sta succedendo deve essere politica. Una politica — ribadisce — che ha l’obiettivo primario di intervenire per migliorare la vita dei concittadini».

Foglio in mano, Sala passa a elencare i punti del programma per i prossimi due anni che mancano alla scadenza del mandato: investire sul trasporto pubblico, continuare con il Piano Casa — il progetto del Comune che punta a realizzare diecimila alloggi a prezzo calmierato in dieci anni —, aumentare gli spazi verdi e interventi sugli impianti sportivi. Poi apre il capitolo San Siro: «Dobbiamo da settembre riavviare il percorso consiliare relativo allo stadio», spiega Sala, che invece avrebbe preferito chiudere la trattativa entro luglio ma domenica, dopo un confronto con il pd che ha chiesto di rimandare, è stato trovato un punto di incontro.«Se su queste basi la maggioranza che mi sostiene c’è, e c’è coraggiosamente, io ci sono. Ci sono — ribadisce — con tutta la passione, con tutta la voglia, con tutto l’amore per questa città di cui sono capace».

Si va avanti, dunque, ma senza l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, che ieri in Aula ha ufficializzato le sue dimissioni, dopo la richiesta dei domiciliari nei suoi confronti da parte della Procura. «Una decisione sofferta» a cui si aggiunge la delusione e lo sconforto per la posizione «di alcune forze di maggioranza», cioè il Pd, che si è limitato «a chiedere le mie dimissioni, senza avere contezza di quanto sia realmente accaduto». Oggi dovrebbe già arrivare il nome del suo successore.


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21 luglio 2025 ( modifica il 22 luglio 2025 | 12:13)