di
Giulio De Santis
Si tratta del ripostiglio vicino alla piscina della villa all’Axa dell’ex capitano giallorosso. A dare il via al procedimento, lo stesso Totti nel 2016 quando presenta domanda di sanatoria corredando la sua richiesta di titoli
Sulla legittimità del ripostiglio vicino alla piscina della villa all’Axa di Francesco Totti, ritorna alla casella di partenza il braccio di ferro tra lo storico numero 10 giallorosso e il Campidoglio. Il Consiglio di Stato ha rimandato al Tar il processo avente ad oggetto la richiesta di sanatoria avanzata da Totti sul deposito di 63 metri quadri usato dai suoi familiari. A dare il via al procedimento, lo stesso Totti – assistito dagli avvocati Francesca Coppi e Luca Maria Pietrosanti – nel 2016 quando presenta domanda di sanatoria del ripostiglio, corredando la sua richiesta di titoli. Tuttavia l’architetto incaricato all’epoca dal Municipio di occuparsi del caso, «in qualità di ausiliario di polizia giudiziaria», boccia l’istanza del capitano, sostenendo che «il titolo presentato dal signor Totti non sarebbe idoneo».
Il contenzioso approda al Tar nel 2023. In primo grado i giudici amministrativi danno ragione alla bandiera della Roma. Totti, per il Tar, avrebbe presentato titoli che legittimano la presenza del manufatto. Per altro Roma Capitale non si costituisce. Un assenza che rafforza agli occhi dei giudici la posizione di Totti. Tuttavia è stata proprio l’assenza del Comune che invece ha spinto il Consiglio di Stato a rinviare la causa al primo grado. Per i giudici amministrativi di secondo grado, la mancata costituzione di Roma Capitale è stata causata dalla omessa comunicazione dell’avvio della causa da parte del tar. Omissione che ha impedito in primo grado all’amministrazione capitolina di far valere le proprie ragioni. Che si sarebbe sintetizzate nel seguente passaggio riportato nella sentenza del Tar: «Roma Capitale ha rigettato l’istanza dell’ex capitano giallorosso, rilevando che “non è stata adeguatamente dimostrata la legittimità delle preesistenze edilizie e dell’intero immobile».
Ma, oltre alla propria assenza nel giudizio, è stato proprio quesito il punto debole di Roma Capitale secondo il Tar, perché l’amministrazione capitolina, all’epoca, non ha chiesto alcuna integrazione documentale sull’istruttoria, nonostante i titoli depositati da Totti per dimostrare la fondatezza delle sue ragioni. Sempre seguendo il ragionamento del Tar, Roma Capitale avrebbe dovuto svolgere un approfondimento istruttorio in contraddittorio con il Totti, dove dimostrare l’eventuale infondatezza dei titoli. Non avendolo fatto, per i giudici amministrativi, il diniego opposto all’ex numero 10 è stato immotivato. Ora però la palla torna al tar. Con il rischio ( ipotetico) che il ripostiglio possa essere abbattuto.
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3 agosto 2025 ( modifica il 3 agosto 2025 | 12:34)
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