Commuove quel piccolo, ma non poi tanto, cavallo fuso in bronzo che coglie, con la criniera al vento, i tendini e i muscoli tesi, l’idea creativa di Francesco Mochi.  Risale al 1616-17, qualche anno prima  che lo scultore di Montevarchi si cimentasse nell’impresa maiuscola dei due monumenti equestri barocchi ad Alessandro (il più bello) e a Ranuccio Farnese della nostra piazza, inaugurati nel 1625.

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Il duca Ranuccio vuole portare Piacenza a un rango nazionale. E scarta l’idea di un monumento al padre Alessandro proposto dal Malosso, al vertice di una possente colonna, quella oggi adagiata  nel cortile del Farnese, sceglie invece la linea che già con i Medici va per la maggiore, quella dei monumenti equestri sui quali gli artisti toscani primeggiano.

Ma non è il cavallo la sola perla in mostra da oggi al PalaBanca Eventi, c’è un’altra opera inedita del Mochi, un Cristo nudo, nella sua chioma il movimento barocco caro all’artista è ben disegnato. E’ un prestito eccezionale di committenza privata della collezione Zanardi Landi di Veano, frutto dei lavori eseguiti a Piacenza nel corso della  permanenza dell’artista durata ben 17 anni.