È stato condannato a tredici anni di reclusione e a 180mila euro di multa (in primo grado) il piacentino Giancarlo Miserotti, finito in guai molto seri nel 2023. L’uomo – difeso dagli avvocati Stefano Sarchi e Raffaella Sozzi – processato con rito abbreviato, era accusato di traffico internazionale di stupefacenti e contraffazione di monete e spendita di monete false. Nei mesi scorsi il pm Matteo Centini aveva chiesto la condanna a 17 anni e 130mila euro di multa per i cinquantacinque capi di imputazione, mentre per otto invece l’assoluzione. 

Secondo la Procura, Miserotti si occupava di fare arrivare dalla Cina una potente sostanza stupefacente, il Fentanyl, che poi spediva in America dove finiva sul mercato dello spaccio delle nuove droghe. Parallelamente fabbricava moneta, coniando in casa – secondo le accuse – franchi svizzeri. Dal canto suo Miserotti ha sempre respinto gli addebiti, ridimensionato i fatti contestati e negato di aver mai dato luogo ad un traffico internazionale di Fentanyl quanto semmai di aver spedito, in alcuni casi, sostanze innocue

L’indagine, molto complessa, aveva visto la collaborazione con organismi internazionali come la Dea americana (Drug Enforcement Administration) e la Direzione centrale antidroga (Dcsa).

Di fatto, secondo l’accusa, Miserotti era un broker: acquistava lo stupefacente (droghe sintetiche dal basso costo ma dagli effetti devastanti) da smistare a varie organizzazioni dedite oltreoceano a spacciare droga. I finanzieri avrebbero accertato come le innumerevoli spedizioni dei plichi, contenenti la droga sintetica – intestati a mittenti non rintracciabili e indirizzati a destinatari americani dalle generalità fittizie – di fatto viaggiassero direttamente sulla rotta Cina-Usa.

«Mentre Piacenza – fu spiegato all’epoca del suo arresto – era la sede operativa di questo criminale che grazie alle sue abilità riusciva a mettere in contatto cinesi e americani sul doppio canale della contraffazione e della droga».

L’imputato – secondo la procura – era anche al vertice di un’organizzazione transnazionale dedita alla fabbricazione e all’immissione sul mercato di valuta accuratamente contraffatta. «Nello specifico – spiegò la Finanza – aveva allestito nella propria abitazione un laboratorio composto da stampanti, tornio, presse idrauliche, fornaci, crogioli per fusione e clique per la realizzazione di monete dall’altissimo pregio qualitativo che, tramite l’ausilio di altri complici italiani e stranieri venivano veicolate sul territorio elvetico sfruttando metodologie di occultamento quali doppi fondi delle vetture o batterie dei monopattini elettrici. Giunte in Svizzera, le monete contraffatte venivano poi immesse nel circuito legale attraverso l’utilizzo di macchine automatiche per le scommesse sportive, o gli Atm bitcoin».