Urla, schiamazzi, musica fino alle tre del mattino e cocktail a due euro e cinquanta. Da una parte studenti universitari – e minorenni – con la voglia di ritrovarsi in strada a bere (a pochissimo), dall’altra i residenti dei palazzi che tollerano a fatica il chiasso nelle ore notturne e le risse frequenti.

Dopo il pestaggio di sabato scorso, siamo stati in Viale Ippocrate – nel quartiere Nomentano, a nord della Capitale – per ascoltare i racconti dalle voci di chi vive la movida e di chi abita nei pressi dei locali. “Ci piace qui perché ci ritroviamo per staccare dallo studio – spiegano i ragazzi – e i cocktail costano poco”.

In strada si resta fino alle due, tre del mattino e le auto fanno fatica a passare. “Da quartiere residenziale sta diventando sempre più una città universitaria – commenta Massimo, mentre passeggia il cane – io ci sono nato qui, prima era pieno di negozi, attività, vedo che molti stanno sparendo per lasciare il posto ai pub e bar”. “Questa era una zona di famiglie fino a sette anni fa – spiega il proprietario di un pub – adesso molte famiglie sono andate via, hanno affittato le stanze delle case e l’età dei residenti si è abbassata”.

Spesso infatti chi abita nei pressi dei locali li frequenta anche. “Io vivo su viale Ippocrate ormai da 3 anni – commenta Gianmarco – la movida mi piace, la vivo, credo sia una cosa normalissima e non mi dà fastidio”.

“Io lo capisco – aggiunge Elena, studentessa – non è che mi dispiace, però capisco che magari questa grande quantità di persone per le persone che vivono sopra i locali può essere un po’ fastidiosa. Io chiudo le finestre e basta”.

Di certo il clima nella via non è dei più tranquilli. Mentre facciamo le interviste tentano di derubarci, aprendo la cerniera dello zaino. Oltrepassata la mezzanotte, c’è chi vomita o urina nei parcheggi. Intorno all’una, scoppia persino un petardo. E, poco prima di lasciare la via, vediamo passare una volante della polizia.