Firenze, 13 dicembre 2025 – Il 13 dicembre del 1466 moriva uno dei più grandi scultori del Rinascimento fiorentino, Donatello. A lui fu dato l’onore di essere seppellito vicino ai Medici, nella sacrestia vecchia della basilica di San Lorenzo, proprio dove è sepolto anche Cosimo Il Vecchio. Il suo genio segna anche il presente ed è stato sposato anche dalla settima arte: non è un caso che i premi David di Donatello, il più alto riconoscimento del cinema italiano, sono una miniatura del celebre capolavoro dell’artista fiorentino, che raffigura il giovane eroe biblico. La statua originale, un capolavoro del primo Rinascimento e primo nudo a tutto tondo dell’epoca, è esposta al Museo Nazionale del Bargello a Firenze.

Il premio ha preso non a caso a modello quest’opera, l’originale simboleggia il trionfo della ragione e del coraggio sulla forza bruta, incarnando gli ideali civici. Noto per la sua innovazione nella scultura, Donatello esplorò l’umanità delle figure attraverso la tecnica dello “stiacciato” (tecnica di bassorilievo che crea un’illusione di profondità con variazioni minime di spessore) e una profonda introspezione psicologica. Nato a Firenze nel 1386 da una famiglia modesta, era figlio di un cardatore di lana. Probabilmente iniziò la sua carriera artistica come orafo, lavorò nel cantiere del Duomo, e per le nicchie di Orsanmichele realizzò opere come il San Marco e il San Giorgio. Strinse una forte amicizia con Filippo Brunelleschi, con cui si recò a Roma per studiare l’antico.

Le sue figure, come i Profeti dello Zuccone, mostrano un’umanità e una profondità psicologica senza precedenti. È stato un artista rivoluzionario nei materiali, nelle tecniche e nei generi, protagonista della stagione del Rinascimento. Donatello lavorò intensamente a Firenze, ma anche a Siena e Roma, innovando la scultura con opere che anticipavano il Rinascimento. Quello che trascorse a Padova (1443-1454) fu un periodo cruciale della sua carriera artistica, durante il quale realizzò il Monumento a Gattamelata, diffondendo le idee rinascimentali nel nord Italia. Negli ultimi anni tornò a Firenze, dove morì nel 1466, seppellito vicino ai Medici, lasciando un’eredità immensa. Tra le sue opere ricordiamo il David in marmo e l’Amore-Attis del Bargello, gli Spiritelli del Pergamo del Duomo di Prato, il Crocifisso, il Miracolo della mula e l’Imago Pietatis della Basilica di Sant’Antonio a Padova. E ancora, il Banchetto di Erode, la Fede e la Speranza dal fonte battesimale di Siena. Il ‘San Giorgio libera la principessa’. E il Monumento a Gattamelata a Padova.