di
Adriano Arati

L’arcivescovo Giacomo Morandi sulla decisione della scuola elementare San Giovanni in Bosco di evitare riferimenti religiosi: «Un cortocircuito, anche sentenze dei tribunali dicono che i simboli cristiani non sono discriminatori»

«Siamo dispiaciuti e addolorati se questa è la strada imboccata dalla scuola pubblica del nostro Paese». La Diocesi di Reggio Emilia prende posizione sul caso della scuola elementare reggiana «San Giovanni Bosco» che ha eliminato ogni riferimento a Gesù in una nota canzone natalizia da mettere in scena nella recita dei bambini, modificando le strofe per non offendere le altre religioni professate dai bambini di origine straniera. 

Gesù «censurato» nei canti di Natale nella scuola di Reggio Emilia

Una scelta che l‘arcivescovo Giacomo Morandi definisce «un cortocircuito, visto che la scuola che ha promosso l’iniziativa porta il nome di San Giovanni Bosco, il santo italiano educatore per eccellenza». La diocesi riprende anche una recente omelia pronunciata dall’arcivescovo durante le celebrazioni di San Prospero, santo Patrono di Reggio Emilia. 



















































L’arcivescovo: «Addolorati per la strada della scuola pubblica»

«L’esperienza e la vita cristiana sono una realtà essenziale della nostra identità sociale e pubblica che non si può e non si deve cancellare, quasi costituisse un potenziale impedimento all’incontro con coloro che provengono da altri contesti culturali e religiosi. L’accoglienza che abbiamo imparato non può ridimensionare o impoverire la nostra tradizione. Anzi, mentre rispettiamo chi viene da altre esperienze culturali e religiose, chiediamo di potere condividere e custodire – direi con una certa e sana gelosia – i nostri doni, la nostra tradizione cristiana, i nostri simboli che tanto hanno contribuito alla costruzione della nostra città, del nostro paese Italia e dell’intero continente europeo, che ha nelle radici cristiane una delle sue componenti identitarie fondamentali», aveva detto. 

«Il crocifisso e i segni cristiani non sono discriminatori»

Infine la Diocesi chiosa: «Il presepio, come la croce che si vorrebbe espellere dalle scuole, indica il supremo sacrificio di Cristo, che è nato, morto e risorto per i peccati di ogni uomo ed è il richiamo al riscatto dell’umanità da parte del suo Creatore. Peraltro, a livello giuridico, i giudici italiani ed europei hanno sancito che i segni cristiani non sono da considerare discriminatori e che in quanto simboli “passivi” essi non limitano la libertà di insegnamento o di coscienza». 


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13 dicembre 2025