di
Sara Gandolfi

Un lungo viaggio in mare, nel cuore della notte e in acque turbolente, quello della premio Nobel per la pace. Poi l’incontro con le forze speciali. Bryan Stern: «Washington è stata informata perché non affondassero la barca, ora la imploro di non tornare»

Si aggiungono nuovi dettagli sulla fuga da film di Maria Corina Machado, durata quasi sedici ore. Travestita e con una parrucca scura, la leader dell’opposizione venezuelana insignita del premio Nobel per la Pace ha raggiunto dalla periferia di Caracas la costa venezuelana attraversando, non riconosciuta, una ventina di check-point militari. Lì si è imbarcata su un peschereccio che ha navigato «in acque turbolente» verso un punto di incontro in alto mare, dove martedì, a notte fonda, ha incontrato gli uomini delle forze speciali americane e su un’altra imbarcazione ha affrontato il lungo viaggio – «freddo e carico di tensione» – fino a Curaçao, isola caraibica appartenente al Regno dei Paesi bassi, il cui governo ha negato ogni coinvolgimento nell’operazione. Mercoledì mattina, Machado è finalmente salita su un jet privato che ha fatto scalo a Bangor, nel Maine, per poi dirigersi in Norvegia. 

Dopo le prime indiscrezioni pubblicate mercoledì scorso dal Wall Street Journal, è stato Bryan Stern, fondatore della Grey Bull Rescue Foundation, a spiegare con più particolari la rocambolesca fuga dal Venezuela di Machado. «A causa del suo volto e del suo nome, l’intero servizio segreto venezuelano, l’intero servizio segreto cubano e parti dell’intelligence russa la stavano cercando da mesi. In particolare questa settimana, a causa del premio Nobel. Nel complesso, questa è stata l’operazione più difficile, più importante e più delicata che abbiamo mai intrapreso», ha detto venerdì in una lunga intervista con la Cnn. Il suo team ha effettuato 800 operazioni e salvato più di 8mila persone, ma questa, ha sottolineato, è stata «la prima persona ad avere una pagina su Wikipedia».



















































Stern ha affermato che l’operazione è stata finanziata da donatori anonimi e, a sua conoscenza, non ha avuto il sostegno del governo degli Stati Uniti. Ma in una conferenza stampa virtuale ha ammesso che il suo team aveva contattato l’esercito statunitense, informandolo della propria presenza in mare per evitare di essere bersagliati dai raid americani contro imbarcazioni di presunti narcotrafficanti: «Visto che le Forze Armate statunitensi stanno conducendo operazioni in questa parte del mondo, ero preoccupato, ero profondamente preoccupato di essere preso di mira», ha detto ai giornalisti. «Abbiamo comunicato in modo tale che il governo degli Usa, le forze armate statunitensi, sapessero che stavamo intervenendo nella regione. Non conoscevano i dettagli. Sapevano dove avremmo operato, dove si trovavano alcuni dei nostri punti di incontro, e poi, ai massimi livelli e nei minuti finali, abbiamo rivelato qual era l’obiettivo», ha aggiunto. 

Stern ha anche detto di aver implorato Machado di non rientrare in Venezuela, anche se l’avversaria di Maduro ha detto di voler tornare in patria «appena possibile» per porre fine «alla dittatura». Quando gli è stato chiesto se il suo team l’avrebbe aiutata, il veterano Usa ha risposto: «Quando eravamo insieme sulla barca, ne abbiamo parlato e l’ho implorata di non tornare indietro. Per me è una vera eroina e un’icona, e metterla di nuovo in pericolo, dove potrebbe essere arrestata, uccisa, torturata, chissà cos’altro? Non vorrei davvero farlo, ma, come noi, è una leader e vuole essere lì per il suo popolo».

Non è escluso che in Venezuela già operino altre squadre di veterani o agenti segreti americani. Il presidente Donald Trump nei giorni scorsi ha confermato di aver autorizzato «covert missions», operazioni segrete, della Cia dentro il Paese latino-americano. Il governo Maduro, da parte sua, ha ordinato di sorvegliare i militari venezuelani deportati dagli Stati Uniti, perché potrebbero essere agenti sotto copertura agli ordini di Washington. Il presidente Trump ha ribadito venerdì che gli attacchi di terra inizieranno «presto» e che avranno come bersaglio «persone orribili», senza escludere che oltre al Venezuela l’esercito Usa possa colpire anche in altri Paesi vicini, come la Colombia. La Cia in passato ha svolto molteplici operazioni in America Latina, con missioni che hanno portato, ad esempio, al cambio di regime in Guatemala nel 1954 o il sostegno alle insurrezioni dei Contras in Nicaragua negli anni Ottanta. O ancora le numerose missioni segrete in Cile tra il 1963 e il 1973, per sostenere gruppi contrari al governo di Salvador Allende, sebbene il coinvolgimento diretto nel colpo di Stato del 1973 rimanga oggetto di dibattito. 

13 dicembre 2025 ( modifica il 13 dicembre 2025 | 12:49)