Peter Greene, attore noto soprattutto per i suoi ruoli in Pulp Fiction e The Mask, è stato trovato morto ieri pomeriggio, venerdì 12 dicembre, nel suo appartamento di Clinton Street, nel Lower East Side di New York. Aveva 60 anni. A confermare la notizia è stato il suo storico manager Gregg Edwards, che lo rappresentava da più di dieci anni.
Secondo quanto riferito dalla polizia, Greene è stato trovato privo di sensi intorno alle 15.25 e dichiarato morto sul posto. Le autorità hanno escluso al momento segni di violenza; le cause del decesso saranno stabilite dal medico legale. «Era un uomo straordinario», ha detto Edwards. «Davvero uno dei grandi attori della nostra generazione. Aveva un cuore enorme. Mi mancherà moltissimo. Era un grande amico».
Attore dalla presenza magnetica e inquieta, Peter Greene si era affermato negli anni Novanta come uno dei villain più riconoscibili del cinema americano. Indimenticabile nei panni di Zed, la guardia sadica e serial killer di Pulp Fiction di Quentin Tarantino, e in quello del crudele boss mafioso Dorian Tyrell in The Mask, accanto a Jim Carrey e Cameron Diaz. Un’interpretazione che, secondo il suo manager, resta «probabilmente il suo ruolo migliore».
Nonostante la sua fama di persona «difficile» sul set, Edwards ha sottolineato come Greene fosse in realtà un perfezionista assoluto, disposto a dare tutto pur di arrivare alla performance giusta. «Ha lavorato con registi e attori incredibili. Pretendeva molto da sé stesso, più che dagli altri».
La notizia della morte arriva ancora di più come un fulmine a ciel sereno perché Greene era pronto a tornare sul set: avrebbe infatti dovuto iniziare a gennaio le riprese del thriller indipendente Mascots, accanto a Mickey Rourke, diretto da Kerry Mondragón. «Quando li ho avvisati, erano distrutti», ha raccontato Edwards. «Si sono messi a piangere».
Nato a Montclair, nel New Jersey, Greene aveva avuto una giovinezza segnata da profonde difficoltà. Scappato di casa a 15 anni, aveva vissuto per strada a New York, entrando nel mondo della droga e dello spaccio, come raccontò in un’intervista a Premier nel 1996. Dopo un tentativo di suicidio nello stesso anno, aveva deciso di affrontare le sue dipendenze e intraprendere un percorso di recupero. «Ha combattuto i suoi demoni», ha ricordato Edwards. «E li ha superati».
Con circa 95 titoli all’attivo, la sua filmografia include anche Laws of Gravity, Clean, Shaven, Blue Streak, Training Day e The Usual Suspects. Ruoli spesso marginali ma incisivi, che hanno contribuito a costruire un’immagine potente, disturbante e profondamente umana. Si aspettano i risultati delle indagini per scorprire le cause della sua morte.