di Maurizio Ferraris

La tesi di Musk è che fra vent’anni l’automazione abolirà il lavoro e vivremo alla pari col reddito di cittadinanza. Non tutti, però: lui e i suoi amici continueranno a guardagnare con i nostri dati

Dopo Churchill e Talleyrand, nella nostra galleria di uomini e donne più o meno grandi, ci tocca passare da un eroe dei nostri tempi, Elon Musk. Non essendoci niente di grandioso nella sua vita tranne i soldi che ha fatto (si tratta di un caso in tutto e per tutto simile a quello, già esaminato a proposito delle nozze milionarie, di Jeff Bezos), il motivo per cui ne parliamo è una sua dichiarazione fatta nel 2023 e ripetuta recentemente a proposito del futuro del lavoro nell’età digitale

La tesi sarebbe che tra vent’anni l’automazione abolirà il lavoro, chi vorrà continuare lo farà a titolo di hobby, come l’apicultura o il giardinaggio, e sarà necessario dare all’umanità, senza lavoro e senza salario, un reddito di cittadinanza di mille dollari al mese.



















































Prima di andare avanti è necessaria una premessa.

Ogni giorno leggiamo una dichiarazione sul web fatta da qualche impresario del web, che viene riportata come se provenisse da una fonte particolarmente autorevole e affidabile, o addirittura come il vaticinio di un santone (ricordate la stolta venerazione nei confronti di Steve Jobs?). Ora, non c’è un motivo al mondo perché le dichiarazioni di un impresario del web siano più veridiche di quelle di un passante qualsiasi, anzi, ci sono buoni motivi per fidarsi di più del passante, che non ha conflitti di interesse, mentre nel caso dell’impresario è come chiedere all’oste se il vino è buono. Aggiungiamo che essere attore e promotore di un processo non significa capirlo: Bell voleva inventare la radio, Marconi il telefono, e Colombo era convinto di essere arrivato in India.

Venendo alla proposta, parte da una considerazione banale (è ovvio che le macchine ci toglieranno il lavoro, sono fatte per quello), ma arriva a una conclusione che vuol essere consolante, mille dollari a tutti per non far niente, mentre è angosciante

Perché il mondo di Musk è fatto di pochi ricchi come lui e i suoi amici, e di una umanità di lemuri tutti uguali, con mille dollari al mese per sopravvivere e continuare a consumare, ossia ad arricchire Musk e i suoi amici con i dati prodotti.

Ora, va notato preliminarmente che la profezia, come spesso avviene in questi casi, si riferisce all’impero declinante, l’America, che forse tra vent’anni sarà un potere regionale spodestato dall’impero crescente, la Cina, che già oggi ridistribuisce i proventi della produzione dei dati ai produttori, cioè ai cittadini, talora sotto forma di lavori socialmente utili, ossia di hobby retribuiti, ma al prezzo della perdita della libertà, azzerata da un controllo panottico. 

Soprattutto, va notato che Musk, nella sua profezia, omette proprio la circostanza decisiva, ossia il fatto che i lemuri a mille dollari al mese saranno la fonte della sua ricchezza miliardaria. Come lo siamo noi ora, noi che con il semplice vivere e consumare produciamo dati, e dunque valore potenziale, che Musk e i suoi amici trasformano in valore attuale aggregandoli, analizzandoli e capitalizzandoli; mentre, come i lemuri, dobbiamo accontentarci delle briciole.

La proposta dei mille dollari al mese suona come un saldo per cui, senza null’altro avere a pretendere, l’umanità cede in cambio di un piatto di lenticchie il proprio immenso valore, fatto di intelligenza filantropica e idiozia criminale, eresia geniale e conformismo meccanico, lucida follia e ottusa ma efficace bontà, a pochi impresari straricchi e neanche troppo intelligenti. Piacerebbe, a Musk. Ma sono sicuro che tra vent’anni l’umanità si sarà accorta del proprio valore, e avrà imparato a capitalizzarlo in forma alternativa, per sé stessa e non per degli oligarchi liberali o per dei tiranni bolscevichi.

13 dicembre 2025 ( modifica il 13 dicembre 2025 | 14:09)