Lo Shard è molto più di un grattacielo: è un simbolo che ridefinisce la modernità architettonica di una città in continua trasformazione. Concepito da Renzo Piano, il grattacielo è diventato uno dei punti di riferimento più fotografati di Londra e una delle opere più discusse dell’architetto italiano. La sua storia è quella di un’idea visionaria portata a compimento grazie a un approccio ingegneristico e culturale condiviso tra Italia e Regno Unito nell’era dei Giochi Olimpici del 2012. Ecco, dunque, l’unicità del grattacielo di Londra di Renzo Piano, The Shard.
Che cos’è lo Shard di Londra? La storia
The Shard, inaugurato nel luglio 2012, è oggi il grattacielo più alto del Regno Unito e uno dei più riconoscibili d’Europa. Sorge nei pressi del London Bridge, in un’area centrale che negli anni Duemila è stata posta al centro di un importante piano di rigenerazione urbana.
La storia di quest’opera è iniziata molti anni prima della sua inaugurazione. L’idea, infatti, prende forma nel 2000, quando l’imprenditore Irvine Sellar decide di trasformare un edificio preesistente in un punto nevralgico per uffici, hotel e spazi pubblici; per realizzare questa visione decide di rivolgersi a Renzo Piano, uno degli architetti italiani più famosi al mondo, il quale durante il loro primo incontro schizza su un foglio una forma affusolata: una torre simile a un ghiacciolo, pensata per riflettere la luce e ridurre l’impatto visivo sul paesaggio.
Il progetto viene approvato nel 2003, non senza controversie: alcuni critici temono che una struttura così alta potrebbe alterato in modo irreversibile lo skyline londinese, tra gli skyline più belli e impressionanti nel globo. Piano e il suo studio difendono però l’idea di un’architettura trasparente e la sua naturale propensione verso il futuro.
Così la costruzione inizia nel 2009 e procede con grande rapidità, culminando nel raggiungimento della massima altezza nel 2012. Da allora The Shard è diventato un hub multifunzionale che combina uffici, ristoranti, hotel e un osservatorio panoramico, un simbolo della Londra del XXI secolo.
Perché si chiama The Shard?
Il nome non è stato scelto da Renzo Piano ma nasce inaspettatamente da una critica. Quando il progetto viene presentato, infatti, l’English Heritage definisce il concept come una scheggia di vetro conficcata nel cuore di Londra. Piano, invece di respingere l’immagine, decide di adottarla e farla propria: in questo modo quella scheggia diventa la metafora per descrivere la torre aperta verso il cielo.
La forma del grattacielo richiama infatti proprio un frammento di vetro appuntito, ottenuto grazie alla sovrapposizione di otto grandi petali in vetro che non si chiudono completamente, lasciando interstizi visibili dalla distanza. Una scelta comunicativa, dunque, quella di Piano, che rende il progetto immediatamente riconoscibile.
Com’è il grattacielo londinese di Renzo Piano
In una città nota per la sua architettura tradizionale, The Shard rappresenta una sintesi tra modernità e leggerezza visiva, una struttura che si inserisce nel tessuto urbano senza cancellarne l’identità. Per dare forma e concretezza alla sua visione, Renzo Piano ha così studiato il grattacielo:
- 95 piani total, di cui 72 abitabili, rivestiti completamente in vetro. In questo modo ha dato forma ad un’estetica definita da 8 facciate inclinate che convergono verso l’alto senza toccarsi per terminare in una cima spezzata e trasparente.
- Questa soluzione è parte integrante della filosofia progettuale: le superfici, infatti, riflettono la luce naturale e cambiano colore a seconda del cielo, dando alla torre un aspetto diverso durante le diverse fasi della giornata.
- Il vetro utilizzato è a controllo solare, consentendo un maggiore comfort interno e una riduzione dei consumi energetici.
- Inoltre, Renzo Piano ha progettato l’edificio in modo che sia permeabile allo sguardo: questo vuol dire che dall’esterno è possibile intravedere alcuni livelli, mentre dall’interno si gode di panorami aperti a 360 gradi.
Gli interni di The Shard
Gli interni di The Shard sono progettati per accogliere funzioni diverse, seguendo la logica della torre vertical city immaginata da Piano.
- I piani inferiori, ad esempio, sono destinati agli uffici, caratterizzati da ambienti luminosi, soffitti alti e sistemi tecnologici a basso consumo energetico; molte aziende internazionali hanno scelto di stabilire qui le proprie sedi londinesi.
- Ai livelli intermedi, poi, si trovano tre ristoranti di fascia alta, ciascuno con una proposta gastronomica differente e affacci spettacolari sulla città. L’atmosfera interna è pulita e contemporanea, in continuità con la struttura esterna dell’edificio.
- Poco sopra è situato lo Shangri-La Hotel, uno degli alberghi più esclusivi di Londra: camere disegnate con materiali naturali, grandi superfici vetrate, piscina panoramica al 52° piano e un servizio pensato per un’utenza internazionale.
- Il percorso verticale culmina nel The View from The Shard, ossia l’osservatorio che offre uno dei panorami più ampi del Regno Unito. Le piattaforme, poste ai piani 69 e 72, permettono infatti di abbracciare la città fino a 60 km di distanza nelle giornate limpide.
Non solo The Shard: gli altri grattacieli realizzati da Renzo Piano
Renzo Piano è noto soprattutto per aver realizzato musei, centri culturali e progetti urbanistici, ma nel corso della sua carriera ha firmato anche altri grattacieli che interpretano in modo originale il tema della verticalità. Ecco alcuni dei grattacieli più importanti progettati dall’architetto Renzo Piano:
- New York Times Building (New York, 2007): torre di 319 metri con facciata in ceramica e vetro, simbolo di trasparenza giornalistica.
- Aurora Place (Sydney, 2000): complesso con torre residenziale e per uffici, caratterizzato da forme curve e facciate leggere.
- Torre Intesa Sanpaolo (Torino, 2014): edificio di 167 metri con spazi verdi interni e soluzioni energetiche innovative.
- Torre Ecosistema (Singapore, progetto non realizzato) : studio per una torre bioclimatica che integra vegetazione e ventilazione naturale.
Questi progetti mostrano come Piano abbia affrontato la dimensione verticale con un approccio mai aggressivo, preferendo torri che riflettono la luce, respirano e dialogano con la città.
The Shard resta la sua opera più celebre in questo ambito, ma non è un caso isolato: il grattacielo di Londra, infatti, fa parte di una ricerca coerente sull’architettura contemporanea e sul ruolo simbolico degli edifici alti nel XXI secolo.