Nel salotto di Verissimo Umberto Tozzi si è lasciato andare a un racconto personale e profondo, tornando alle origini della sua storia e riflettendo sul peso delle scelte, sui successi che hanno segnato la sua carriera e sui rimpianti che accompagnano il tempo che passa.

Dall’infanzia vissuta con poco ma con intensità, fino alla decisione di salutare il palco dopo l’ultimo tour, il cantautore ha mostrato il lato più umano di una vita trascorsa sotto i riflettori.

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L’infanzia

Un’infanzia felice, quella di Umberto Tozzi: «Volevo fare il calciatore, ma non ero così bravo come Biagio e non andavo bene a scuola. Mi avrebbero dovuto vedere a Coverciano, dovevo lasciare Torino per una settimana, ma papà me lo vietò. Quindi io per ribellarmi ho preso la chitarra e ho avuto un brivido incredibile… Il resto lo conoscete». Poi ha raccontato: «Vivevamo a Torino in una camera e cucina. Gli inizi sono stati tormentati, però ho vissuto un’infanzia e un’adolescenza meravigliosa». E il dolore per la perdita del fratello: «Mio fratello Franco è morto un anno fa, aveva otto anni in più di me. La sua morte è stata un momentaccio, però sono cose che bisogna superare. Sono molto orgoglioso di me».

La paternità e l’amore per Monica

Spazio anche ai rimpianti legati alla paternità: «Sono diventato padre da giovane, non sono stato un buon papà. Ho dei grandi sensi di colpa perché li ho vissuti poco per via dei vari tour e degli spostamenti, però i miei figli dicono che sono stato un buon papà. Io sento diversi sensi di colpa».

Al centro della sua vita, da quasi quarant’anni, c’è Monica: «Con Monica stiamo insieme da 39 anni e l’ho sposata cinque volte. Ho ritenuto opportuno festeggiare ogni tanto questo sentimento, è stato bellissimo». E sulla ricetta dell’amore duraturo ha spiegato: «Litigare tutti i giorni, un confronto continuo, ma anche tanto rispetto. La bilancia deve sempre pesare 50 e 50. Bisogna sapersi dare e non aspettare quello che tu dai. Spero di essere stato un bravo marito. Monica è una donna leale, la più leale che abbia mai conosciuto». Infine, la scelta più difficile: «Tre anni fa ho scoperto la malattia e ho deciso che, se l’avessi sconfitta, mi sarei ritirato dalle scene dopo un grande ultimo tour. Non vedo l’ora di finire gli ultimi concerti, ma non so come reagirò alla fine di tutto. Il palco l’ho vissuto per tantissimi anni, però ho progetti nuovi che compenseranno la mia assenza dai live. C’è un tempo per tutto».