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Stefano Montefiori, corrispondente da Parigi

Ai vertici di Lvmh Fashion Group sale il fedelissimo emiliano di Bernard Arnault mentre la rivale Kering è guidata dall’ex ceo di Renault con la vice Francesca Bellettini

I manager italiani allargano la loro influenza nel mondo del lusso, sempre più segnato dalla collaborazione italo-francese. Già a capo di Louis Vuitton, il marchio guida di Lmvh primo gruppo al mondo, Pietro Beccari è stato nominato anche ceo della divisione Fashion Group, della quale fanno parte Celine, Givenchy, Pucci, Patou, Kenzo, Marc Jacobs e Loewe.
Il 58enne Beccari prende il posto di Sidney Toledano, una figura storica di Lvmh al quale il fondatore Bernard Arnault ha rivolto un omaggio non rituale: «Tengo a ringraziare Sidney che è stato al mio fianco per più di trent’anni, sempre capace di rispondere presente, in ogni circostanza, con determinazione, talento e lealtà». Toledano, 74enne francese, resta consigliere speciale di Arnault. Ma il ruolo di Beccari all’interno del gruppo continua a crescere, come sottolinea lo stesso Bernard Arnault: «Dopo un ricco decennio alla guida di Dior e Louis Vuitton, sono felice che Pietro Beccari abbia anche accettato di portare la sua competenza alle maison del Lvmh Fashion Group. Pietro è un grande leader e un talento unico, con un’energia senza limiti. Sa come circondarsi di talenti e svilupparli per preparare il futuro delle maison». 

Scalate

Per Beccari è una consacrazione che conferma il grande momento degli italiani alla guida dei gruppi francesi, dopo l’arrivo di Luca de Meo e la conferma di Francesca Bellettini nelle posizioni di vertice di Kering, la holding concorrente di Lvmh. Pochi mesi dopo la nomina alla guida di Louis Vuitton, e poche ore prima di una sfilata sul Pont Neuf che ha fatto epoca, nel giugno di due anni fa Pietro Beccari ha parlato al Corriere della sua giovinezza in Italia, e di ciò che è più importante ancora adesso per lui: «Mia moglie Elisabetta, che ha le mie stesse origini — ha detto —. Veniamo da Basilicagoiano, un paesino in provincia di Parma, e senza di lei non avrei avuto la forza di fare niente. La nostra autenticità ci permette di affrontare situazioni che potrebbero anche spaventare. Sappiamo da dove veniamo e ce lo ricordiamo sempre, con semplicità e affetto, credo ricambiato. È stato un bel viaggio il nostro, a proposito di Louis Vuitton, che nasce con i bauli da viaggio. Anche per questo vado d’accordo con Pharrell (il direttore artistico nominato da Beccari, ndr.), che viene da Virginia Beach, non certo dal cuore dell’America che conta. Tra noi c’è un certo feeling perché abbiamo costruito il nostro percorso, passo dopo passo, e adesso siamo qui, a Parigi, sul Pont Neuf».



















































La carriera

Dopo la laurea in Economia e commercio all’università di Parma, Beccari ha iniziato la carriera nel marketing presso Benckiser in Italia e poi presso Parmalat negli Stati Uniti, prima di entrare in Henkel in Germania, dove ha ricoperto il ruolo di vicepresidente corporate dei prodotti per capelli.
Nel 2006, entra a far parte del gruppo Lvmh in qualità di direttore marketing e comunicazione di Louis Vuitton, prima di essere promosso ceo di Fendi nel 2012 e poi di Christian Dior Couture nel 2018. Dal febbraio 2023 è ceo di Louis Vuitton, ed è poi membro del Comitato esecutivo di Lvmh.
Merito, in parte, del grande allenatore di calcio Arrigo Sacchi. Da ragazzo Beccari giocava nelle giovanili del Parma come difensore ed è arrivato fino alla prima squadra, tra sveglie all’alba per studiare, allenamenti e trasferte. «Ti dico la verità, Beccari, non è che io ti veda tanto, in futuro, come calciatore professionista», gli disse però un giorno Sacchi, e questa franchezza contribuì a tracciare una strada di eccellenza: piuttosto che giocatore mediocre, grande manager. Altro momento di svolta, l’incontro con il predecessore in Louis Vuitton, Yves Carcelle. «Mi ha cambiato la vita — ha detto Beccari in un’intervista a Vogue Italia —. Mi intervistò e gli dissi che non volevo lavorare nella moda. Mi invitò, insieme a mia moglie, a cena a casa sua, e mostrandomi il suo modo di vivere riuscì ad affascinarci».
Oltre a Louis Vuitton, Beccari è chiamato adesso a portare anche nei marchi della divisione Fashion Group la sua filosofia: «Il nostro lavoro consiste nel provare a rendere la vita delle persone magari un pizzico più felice. Offriamo prodotti di cui nessuno ha bisogno per vivere, ma che aiutano a vivere meglio».

Doppio vantaggio

Dopo le iniziali perplessità quando i grandi gruppi francesi hanno cominciato a comperare marchi storici della moda italiana, qualche decennio fa, il sistema si sta assestando su uno schema che spesso prevede potenza e capitali delle case madri francesi, e artigianato e leadership italiana, a beneficio di entrambi i Paesi. Uno schema che sembra funzionare anche a Kering, dove lo scorso 15 settembre l’azionista di maggioranza François-Henri Pinault ha lasciato il posto di direttore generale a Luca de Meo, 58 anni, il manager milanese di origini pugliesi che lo stesso Pinault aveva strappato alla Renault dopo tanti successi nel mondo dell’auto.
La nuova fase di Kering, che raggruppa marchi globali come Gucci e Saint Laurent, Bottega Veneta e Balenciaga, Pomellato e Boucheron, è affidata a de Meo e a un’altra grande personalità italiana nel mondo del lusso, la sua vice Francesca Bellettini. Di Cesena, 55 anni, bocconiana come lui, è protagonista di uno degli exploit maggiori degli ultimi anni, quello della maison Saint Laurent che sotto la sua guida è cresciuta di sei volte.

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13 dicembre 2025