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«Buone notizie oggi per i nostri pescatori. Non subiranno alcun taglio alle giornate di pesca nel 2026. Dopo oltre 40 ore di trattative abbiamo scongiurato le proposte senza senso della Commissione Europea che chiedeva di ridurre di oltre la metà le giornate in mare dei nostri pescherecci». Con queste parole Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, ha annunciato via Facebook che nel prossimo anno non ci sarà la temuta riduzione delle giornate di pesca che avrebbe messo in ginocchio le marinerie della penisola e la tenuta economica di interi distretti.
«Rispetto all’anno scorso abbiamo migliorato le condizioni di lavoro delle marinerie italiane. La proposta della Commissione è stata superata all’unanimità dagli Stati membri rappresentativi della volontà popolare» rimarca il ministro. È stata così bocciato in toto il piano di Ursula Von der Leyen, presidente della Ue, di ridurre del 64% l’attività delle imbarcazioni a strascico mentre è stato rimesso al centro il principio di equilibrio tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale. Il Consiglio Agrifish, grazie all’intesa tra Italia, Spagna e Francia che hanno presentato un documento unitario, ha ottenuto il risultato mettendo sul piatto due misure: il fermo biologico e il bando delle demolizioni messo in campo dall’Italia. In media una barca quest’anno ha lavorato per 120 giorni con un fermo continuativo per la tutela delle risorse di 60 giorni consecutivi mentre nel 2026 sarebbe uscita in mare per una cinquantina di giorni.
«Quando il settore viene ascoltato e supportato, è possibile conciliare tutela degli stock ittici e futuro delle imprese – commenta Daniela Borriello, responsabile nazionale Coldiretti Pesca -. Siamo riusciti a fermare proposte prive di buon senso che avrebbero penalizzato in modo irreversibile le nostre marinerie. Ha prevalso una visione pragmatica, costruita grazie all’impegno del ministero e al lavoro congiunto delle organizzazioni della pesca. Quando l’Italia fa squadra in Europa, i risultati arrivano». Coldiretti Pesca ribadisce la necessità di proseguire su questa linea anche nei prossimi appuntamenti europei, affinché le politiche comuni sulla pesca tengano conto delle specificità del Mediterraneo e del valore economico, sociale e ambientale delle comunità che vivono di mare. Una filiera che secondo i dati di Coldiretti conta in Italia circa 12mila imbarcazioni per un giro d’affari complessivo di poco meno di 750 milioni.
Pesca, verso una governance comune per l’Adriatico
«Con le nuove regole è stato sventato un danno economico stimato in oltre 300 milioni l’anno – aggiunge Paolo Tiozzo, vicepresidente Confcooperative Fedagripesca, parlando di un risultato ottenuto che «consente di garantire continuità e stabilità produttiva anche per il 2026, scongiurando un colpo durissimo a migliaia di imprese, lavoratori e intere comunità costiere».
Se fosse passata la proposta della Commissione sarebbe schizzata alle stelle la dipendenza dall’estero. Da tempo arrivano tonnellate di molluschi e pesce surgelato proveniente dall’estremo oriente. Sempre secondo Coldiretti Pesca il taglio delle giornate avrebbe messo in ginocchio centinaia di imprese ittiche, l’economia delle zone costiere e l’accesso dei consumatori al pesce fresco nazionale, di qualità certificata, aprendo le porte a ulteriori importazioni. Non è un caso che la dipendenza dall’estero per il pesce sia schizzata dal 30% all’85% negli ultimi quarant’anni, come evidenzia l’analisi di Coldiretti Pesca.
