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Il cast di Sicilia Express: Ficarra e Picone e le loro consorti (Katia Follesa e Barbara Tabita). Foto ufficio stampa Netflix
Lavorare a Milano e andare a dormire in Sicilia. Un sogno che diventa realtà e scatena una cascata di eventi. È questo il nocciolo di Sicilia Express, la nuova miniserie natalizia di Salvo Ficarra e Valentino Picone.
Una sorta di favola natalizia che sgrana uno dopo l’altro gli stereotipi e i luoghi comuni sul nord e il sud del nostro Paese. È la seconda serie della coppia siciliana (dopo Incastrati). una storia talvolta un po’ troppo scontata che però alla fine riprende quota.
Sicilia Express è una serie comedy in 5 episodi di 30 minuti l’uno. La si può vedere completa su Netflix dal 5 dicembre.
Sicilia Express racconta la storia di Salvo (Salvo Ficarra) e Valentino (Valentino Picone), due infermieri siciliani che lavorano in un ospedale a Milano («Dove piove, c’è la nebbia e la gente per strada non ti saluta»). Hanno lasciato le famiglie in Sicilia e sono costretti a fare i pendolari, tra le mille difficoltà dei mezzi di trasporto. Il loro capo, dirigente della clinica, è un calabrese che odia i meridionali e rende ai due dipendenti la vita molto difficile. Tra i pazienti dell’ospedale, c’è il signor Giacalone, un anziano siciliano che assume i medicinali solo quando è sicuro che arrivino dal sud («Gli antibiotici di Taormina, che sanno di gelsomino») perché «l’aria di Milano rovina tutti i medicinali. Come succede ai cannoli». «Ma tu devi decidere se morire con l’aria di Milano o per l’ospedale siciliano», gli risponde Salvo. Se i siciliani non smaltiscono la nostalgia, le persone del nord si nutrono di luoghi comuni sul sud «Da voi è diverso, voi avete il mare» è la frase che continua a ripetere un personaggio.
Le mogli di Salvo (Katia Follesa) e Valentino (Barbara Tabita) stanno per inaugurare il loro negozio di alimentari a chilometro zero e i due temono di non riuscire ad arrivare in tempo. Come accade frequentemente l’aereo è in ritardo. Per non vedere i genitori litigare e per vedere più spesso il papà e lo zio, la figlia di Valentino, Aurora, esprime un desiderio per Natale.
Desiderio esaudito quando i due infermieri trovano un cassonetto dell’immondizia magico: basta entrarci dentro per ritrovarsi a Milano. È una meravigliosa scorciatoia, che loro decidono di sfruttare per rientrare più spesso a casa. Scoperto questo passaggio segreto (altro che ponte sullo Stretto!) tutta la comunità degli emigrati al nord vuole usarlo. Anche Ficarra e Picone, scoperto il passaggio, combineranno diversi guai famigliari.
In una situazione in una parte del Paese non c’è lavoro, manca l’acqua e i collegamenti con il resto d’Italia sono carenti, il capo del governo è Max Tortora. In tv, davanti ai cittadini si dice deciso a «risolvere l’annoso problema del sud, e riunire l’Italia», intento a cui non crede («Ci abbiamo messo una vita a dividerla l’Italia e ora vogliamo unirla?», aggiunge a telecamere spente).
Oltre ai bravissimi Valentino Picone e Salvatore Ficarra, coppia comica ampiamente rodata, nel cast compaiono Katia Follesa (Claudia, la moglie di Salvo) e Barbara Tabita (Maria Teresa, moglie di Ficarra). Impersonano il team dell’ospedale Angelo Pisani (Andrea l’infermiere), Enrico Bertolino, nei panni del medico, Sergio Vastano, il dirigente calabrese della clinica. Nel cast compaiono anche Max Tortora (il capo del Governo), un redivivo Jerry Calà (che fa la parte del ministro dell’Interno), e Giorgio Tirabassi (nel ruolo di un carabiniere).
Il lavoro che non c’è, le persone costrette a emigrare, le famiglie separate. Un Sud che ha il mare, ma non ha l’acqua. E un nord dove si trova lavoro, ma non si respira perché l’aria è avvelenata. La serie di Ficarra e Picone affronta tutti questi temi, giocando molto sui luoghi comuni che separano le due realtà, apparendo a volte un po’ banale. Però fa scattare sempre qualche sorriso e si riscatta nell’ultimo episodio in cui emerge in modo più potente l‘aspetto di denuncia sociale. Specialmente quando ritrae un improbabile presidente del Consiglio, con ministri che non sembrano occuparsi dell’interesse dei cittadini del sud, ma solo dei propri. E che isolano chi vuole fare emergere cosa si nasconde dietro le stragi di mafia e i misteri d’Italia. Perché «tutti i Paesi del mondo hanno bisogno di un sud più povero».