di
Luigi Ippolito
Hugo Dixon, commentatore per «Reuters» ed ex columnist del «Financial Times», difende a spada tratta la sua idea: «Non si tratta di una confisca. Se giochiamo questa carta, farà una forte impressione su Putin, che saprà di non poter sconfiggere l’Ucraina con facilità, e farà impressione su Trump, che pensa che l’Europa sia debole»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA – Lui è l’ideatore della proposta per utilizzare gli asset russi congelati in Europa come garanzia per un prestito all’Ucraina, che verrebbe ripagato utilizzando le eventuali riparazioni di guerra russe: Hugo Dixon, commentatore britannico per Reuters ed ex columnist del Financial Times, difende a spada tratta la sua idea.
La questione è finita al centro di uno scontro internazionale che ormai attraversa l’Europa stessa. «Questa idea di un prestito di riparazione è qualcosa che ho ideato due anni fa, perché non c’era la volontà politica di confiscare quegli asset russi: ma la Russia, in base alla legge internazionale, è obbligata a pagare riparazioni per la sua invasione illegale dell’Ucraina. Il problema è che ci vorranno parecchi anni prima di un giudizio finale sulle riparazioni, ma l’Ucraina ha bisogno dei soldi adesso, altrimenti sarà completamente occupata dalla Russia o trasformata in uno Stato vassallo. Per cui occorre un prestito ponte fra questo momento e quando questo tribunale internazionale, stabilito dall’Onu, produrrà la sentenza finale».
Ma Valerie Urbain, la responsabile di Euroclear, dove sono custoditi gli asset russi, dice che il prestito è basato sulla premessa delle riparazioni, che potrebbero non verificarsi mai.
«Il cuore dell’idea è che si tratta di un prestito all’Ucraina, che dovrà ripagarlo solo se la Russia paga le riparazioni. Urbain non ha detto che va contro il diritto internazionale, ma ha detto che potrebbe essere percepito come una confisca: ma o lo è o non lo è. Una delle ragioni per cui ci potrebbe esserci una percezione di confisca è perché lo vanno dicendo Viktor Orbán o il premier belga: ma così stanno alimentando proprio quella percezione. Se davvero pensano che sia una confisca, dovrebbero dire perché e dimostrarlo, invece che nascondersi dietro la percezione della confisca. La ragione per cui non lo è, è che la Russia manterrà la titolarità dei suoi asset: ciò che la Commissione europea propone è usare la liquidità in Euroclear per finanziare un prestito a essa, che erogherà a sua volta un prestito all’Ucraina, ma gli asset russi non sarebbero toccati».
Sì, ma sui mercati internazionale la percezione è tutto: questo schema non potrebbe minare la stabilità dell’euro?
«Ma davvero ci sono questi timori? Euroclear e il Belgio vogliono proteggere i loro interessi, ma stanno esagerando i rischi per l’euro».
Non vede dunque nessun rischio di fuga di capitali dagli asset europei?
«Il vero rischio per l’euro è se l’Europa fallisce nel sostenere l’Ucraina. Una volta che Putin ha divorato l’Ucraina, potrebbe volgere l’attenzione ad altre parti d’Europa, magari nel Baltico. Cosa farebbe allora l’Europa? Dovrebbe investire molto, molto di più nella sua difesa, anche più di quanto anticipato: questo avrebbe un impatto enorme su tutti i bilanci europei e comporterebbe un incremento del debito, ciò farà salire i costi del debito dell’Eurozona massicciamente: i baltici sono nell’eurozona, potrebbe perfino essere la morte dell’euro».
Quindi c’è un rischio finanziario maggiore nel non fare niente piuttosto che seguire la sua proposta?
«Non solo più alto, ma di un ordine completamente diverso. Il prestito di riparazione è legalmente solido: gli asset russi sono stati congelati per più di quattro anni e la Ue ha detto che rimarranno congelati fino a che la Russia non ferma la guerra e paga le riparazioni. Se davvero uno pensa che gli investitori internazionali si possono spaventare e portare via i loro soldi dall’Eurozona, allora lo avrebbero già fatto».
Non sarebbe meglio emettere un Eurobond?
«È molto più semplice spiegare agli elettori che si utilizzano asset russi per la difesa dell’Ucraina, invece del debito europeo. L’Europa ha un jolly in mano, questi asset russi: se giochiamo questa carta, farà una forte impressione su Putin, saprà che non può sconfiggere l’Ucraina con facilità, e farà impressione su Trump, che pensa che l’Europa sia debole. Se lo facciamo, mostreremo che siamo al tavolo di gioco. Agire è urgente, adesso: chi frena, agisce contro l’interesse dell’Europa».
13 dicembre 2025 ( modifica il 13 dicembre 2025 | 22:58)
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