di
Viviana Mazza

Trump sta cercando di spingere Kiev ad accettare le condizioni del piano di pace, sogna un’intesa entro Natale e non nasconde la «frustrazione» per Zelensy e i leader europei

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE 
NEW YORK –  Donald Trump sta cercando di spingere l’Ucraina ad accettare le condizioni del piano di pace e sogna un’intesa di principio entro Natale. La sua frustrazione è palpabile, non solo nei confronti di Zelensky ma anche degli europei che «parlano troppo» anziché ottenere risultati (recente intervista al sito Politico). 

Ma Trump ha anche altri temi urgenti sul piatto.  Negli ultimi giorni il presidente e la sua portavoce Karoline Leavitt hanno risposto a qualche domanda sull’Ucraina ma i giornalisti americani chiedevano soprattutto di economia e di Venezuela. «Vedremo che cosa succede. Stiamo lavorando per vedere se possiamo fare un accordo», ha detto venerdì Trump sull’Ucraina. 
Giovedì ha confermato che ci sono «quattro o cinque parti diverse, un po’ di complicazioni, perché tagli il territorio in un certo modo».



















































Ieri l’attenzione si era spostata sulla Siria. L’incognita è che «nessuno sa quello che questo presidente deciderà di fare se i suoi sforzi diplomatici continuano ad essere frustrati come è probabile che accada», ha detto al Corriere Richard Haass, ex diplomatico ed consigliere di Bush padre e di Colin Powell. 

L’inviato Steve Witkoff e il genero di Trump, Jared Kushner, incontreranno i leader europei e Zelensky a Berlino domani. La portavoce della Casa Bianca aveva detto che qualcuno sarebbe andato in Europa solo se c’è la possibilità concreta di un accordo o di reali progressi. Sembra che Witkoff e Kushner abbiano detto al presidente che i nodi irrisolti sono più vicini ad essere sciolti e abbiano letto un’apertura nelle dichiarazioni di Zelensky giovedì che l’Ucraina potrebbe tenere un referendum sull’accordo di pace che includerebbe la cessione di territori. «Credono che ci sia una chance di pace e il presidente si fida di loro», ha detto una fonte della Casa Bianca a Axios. 

Anche dopo l’emergere della prima versione del piano in 28 punti, un funzionario spiegò al Washington Post che Trump «se gli dici, “sto cercando di fare un accordo”, replica “grandioso, vediamo cosa riesci a fare”». Zelensky ha detto che i «russi vogliono l’intero Donbass, e noi non lo accettiamo. Credo che gli ucraini risponderanno a questa domande: che sia nella forma di elezioni o di un referendum, devono dire la propria». 

Secondo i sondaggi la maggioranza degli ucraini resta contraria per lo più alla cessione del Donbass, ma Trump il 10 dicembre ha detto che un sondaggio, senza specificare quale, mostrerebbe che l’82% degli ucraini «chiede che venga fatto un accordo… Perdono migliaia di persone ogni settimana.Vogliono che questo abbia fine». 

In altre interviste ha suggerito di credere che l’Ucraina perderà in breve tempo la parte del Donbass che ancora controlla e che l’ostacolo a un accordo sia Zelensky («I suoi luogotenenti, le persone ai vertici adorano la proposta»). Trump vuole essere il presidente che pone fine alla guerra in Ucraina. Lo vuole per ragioni di eredità politica. E lui e i suoi inviati, da imprenditori, vedono anche la possibilità di affari legati alla ricostruzione. 

Ma Leavitt ha anche spiegato la frustrazione di Trump per le «oltre 30 ore di tempo» dedicate dal governo Usa nelle ultime settimane a parlare con ucraini, russi e europei. Leavitt ha dedicato il suo ultimo briefing ad altro: a difendere il presidente e accusare i democratici sull’economia (solo il 31% degli americani ne approva la gestione) e l’assistenza sanitaria (la scadenza dei sussidi rischia di danneggiarlo). I segnali giunti da varie elezioni locali (incluse Tennessee e Miami) preoccupano i repubblicani in vista delle elezioni di midterm del novembre 2026. Il presidente è furioso perché il suo partito in Indiana ha rifiutato il piano di ridisegnare i distretti elettorali. Il capo dello staff Susie Wiles lo vuole più coinvolto nelle elezioni. E il fronte Maga gli chiede di pensare all’economia anziché alle guerre.

14 dicembre 2025