di
Maria Teresa Meli
Il confronto a distanza con Atreju e i timori per una sala non piena. Bonaccini entra in maggioranza
L’idea era quella di organizzare una contro-Atreju: la segretaria che, dall’Auditorium Antonianum, avrebbe duellato a distanza con la presidente del Consiglio. Perciò molti delegati dell’Assemblea nazionale Pd avevano pensato di non venire a Roma, ma di collegarsi da remoto con la riunione del parlamentino dem, per risparmiare tempo e soldi. Anche tanti dirigenti meditavano di non muoversi.
Questo aveva fatto scattare il campanello d’allarme al Nazareno. Il timore di offrire alle telecamere e ai fotografi una platea semivuota, mentre ad Atreju è già prevista una folla per Giorgia Meloni, aveva spinto il Nazareno a correre ai ripari. Perciò erano partiti i messaggi all’indirizzo dei vari capi e capetti del Pd romano e laziale con una sola, ripetuta, raccomandazione: quella di riempire le sedie vuote anche con chi non è componente dell’Assemblea nazionale per fornire un soddisfacente colpo d’occhio a fotografi e operatori.
La giornata di ieri, però, a un certo punto ha preso una strana piega. Perciò molti dirigenti, soprattutto quelli dell’area che fa capo a Lorenzo Guerini, hanno deciso di recarsi a Roma. Un esempio, per tutti, Pina Picierno. Il presidente del Copasir, invece, resterà a casa, ma la sua è un’assenza più che giustificata perché è convalescente da un’operazione.
Che cosa ha fatto cambiare idea a Picierno e compagni? Il fatto è che la segretaria si era raccomandata: «Niente polemiche in assemblea, dobbiamo dare l’immagine di un partito unito che è pronto per l’alternativa alla destra». La minoranza aveva accettato questo schema: il confronto sui temi solo a gennaio, in una Direzione ad hoc. Ma ieri a un certo punto è spuntata l’idea di votare un documento politico per delineare i contorni della nuova maggioranza interna, di cui ormai fa parte anche Stefano Bonaccini. Di qui la decisione di alcuni di partire comunque alla volta della Capitale e intervenire in Assemblea: «A questo punto non possiamo restare in silenzio». Raccontano che sia stato Bonaccini a spingere per un voto «chiarificatore», non la segretaria. Nemmeno agli esponenti del correntone di Montepulciano premeva il voto: da quelle parti non vedono con gran favore l’ingresso del presidente Pd in maggioranza. Temono che Schlein utilizzi Bonaccini per bilanciare loro (e in sintonia con Bonaccini Schlein ha già deciso di non anticipare il congresso).
A tenere i rapporti con il leader della minoranza Guerini, ieri, era il responsabile organizzativo Igor Taruffi. A sera, comunque, è tornata la calma. Si metterà ai voti la relazione della segretaria tutta improntata sull’attacco al centrodestra e per cui votabile persino dalla minoranza, sempre che decida di farlo. Schlein infatti insisterà sulla dicotomia tra «la situazione reale del Paese» e «la propaganda» del centrodestra «chiuso nel Palazzo che parla di riforme elettorali e non dei problemi dei cittadini». «Toccherà a noi metterci all’ascolto del Paese», è l’idea della segretaria che ha intenzione di fare un tour dell’Italia. E un dirigente addentro alle dinamiche dem a sera assicura: «Finirà, come sempre, a tarallucci e vino e Schlein ne uscirà vincitrice anche stavolta».
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14 dicembre 2025
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