Prima il cortocircuito. Poi l’evacuazione di 250 detenuti. Poi un secondo incendio, nella notte, senza feriti. Non è stata una giornata (e nottata) semplice nella casa circondariale di San Vittore, quella di sabato 13 dicembre e la notte di domenica. 

Il cortocircuito

Tutto è cominciato a mezzogiorno di sabato, con un principio di incendio nei sotterranei causato da un cortocircuito a un quadro elettrico. Una cosa da poco, fiamme spente subito ma conseguente blackout nel terzo raggio del carcere. Non è stato possibile riportare l’elettricità e quindi, in serata, è successo quello che per tutto il pomeriggio si era cercato di evitare: il trasferimento di circa 250 detenuti, quasi tutti quelli ospitati nel raggio, in altre carceri.

I detenuti sono stati per lo più trasferiti a Bollate, che comunque soffre di sovraffollamento, e in altre regioni italiane. Quando sarà riparato il guasto, saranno riportati a San Vittore. Dove, nella notte di domenica, e nello stesso raggio, si è sviluppato un secondo incendio. Intanto sono in corso le indagini: sarebbe comunque escluso un evento doloso. 

Poca manutenzione

“Al di là del cortocircuito di San Vittore, il cortocircuito vero è quello del governo che, nel mentre discetta di nuovi posti detentivi e moduli prefabbricati, trascura la manutenzione ordinaria e straordinaria, così gli istituti cadono letteralmente a pezzi, com’è accaduto qualche settimana fa a Roma Regina Coeli, o prendono fuoco, com’è successo oggi a Milano San Vittore”, aveva commentato nel pomeriggio di sabato Gennarino De Fazio, segretario generale del sindacato Uilpa-Penitenziari.