di
Marta Serafini

Composto dalle regioni di Donetsk e Lugansk, è da sempre un unicorno per le potenze che lo vogliono controllare.

DALLA NOSTRA INVIATA
KIEV – Culla di un complesso mix di ideologie e lingue — oggi vi predomina una miscela di russo e ucraino chiamata surzhyk — il Donbass, composto dalle regioni di Donetsk e Lugansk, è da sempre un unicorno per le potenze che lo vogliono controllare. 

Lo è per i russi e gli ucraini, ma lo è stato anche per i tatari e i cosacchi al soldo di Caterina la Grande. E resta al centro della trattativa tra Mosca e Kiev per porre fine alla guerra più grande che l’Europa abbia mai vissuto dal 1945 a oggi. Mosca vuole entrare in possesso della parte della regione di Donetsk definita la «cintura delle fortezze». Tradotto, significherebbe per il Cremlino controllare quella fascia che va dalle città di Pokrovsk, Kostyantynivka, Druzhkivka, Kramatorsk e Slovyansk, baluardo contro le forze russe nell’Ucraina Orientale da oltre 11 anni. E 20 per cento della regione, oltre che bacino minerario e idrico. 



















































ucraina

Nelle ultime settimane le forze russe stanno avanzando: rivendicano gran parte di Pokrovsk e sono pronte a sfondare sul limitare meridionale di Kostyantynivka. Il dispendio di uomini e di mezzi da entrambe le parti è di migliaia di uomini. Buona parte del miliardo di dollari speso dall’Ucraina per la difesa lo scorso anno è stata destinata al Donbass. Le truppe russe stanno attaccando su tutto il fronte, con 710 mila uomini schierati, ha avvertito ieri il capo di stato maggiore di Kiev Oleksander Syrsky. 

L’amministrazione Trump, in particolare l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti Steve Witkoff, sta facendo pressione sui negoziatori ucraini per accettare uno «scambio di territori» in modo da arrivare ad un accordo. Ma il presidente Volodymyr Zelensky è stato irremovibile: cedere terre senza combattere sarebbe un errore dal punto di vista politico, militare oltre che morale, dato l’alto numero di vite pagato per tenere questa regione. 

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Il piano Trump in 28 punti include anche una proposta per la creazione di una «zona cuscinetto neutrale e demilitarizzata» dopo il ritiro delle forze ucraine dal Donetsk, simile a quella che divide la Corea del Nord e la Corea del Sud da 72 anni. Ma questa prospettiva non rassicura Kiev, né gli alleati europei. A tenere banco è soprattutto il tema delle garanzie di sicurezza. Se l’Europa e Washington hanno fin qui chiarito che non vogliono schierare truppe sul terreno, chi dovrebbe allora vigilare su questa zona? «Come ha utilizzato Putin questi otto anni dopo gli accordi di Minsk?», si chiede Oleksandra Matviichuk, premio Nobel per la Pace ucraino. 

«Ha trasformato la Crimea e il Donbass in basi militari da cui la Russia ha lanciato una guerra su vasta scala», è la risposta. E se come dice un proverbio russo (ma anche italiano) l’appetito viene mangiando, meglio allora non servire allo zar in pasto anche il Donetsk.

14 dicembre 2025 ( modifica il 14 dicembre 2025 | 11:29)