La decisione della Regione Veneto di prorogare la possibilità di assumere medici stranieri senza titoli pienamente riconosciuti in Italia, in base alla legge 187/2024, scatena la dura reazione di Giovanni Manildo, candidato presidente per il centrosinistra alle prossime regionali.

«Chiediamo alla Regione di fare subito marcia indietro», dichiara Manildo, che definisce la misura un “azzardo amministrativo, sanitario e politico”. La norma, varata in piena emergenza Covid per far fronte alla carenza di personale medico, permetterebbe ora – fuori dal contesto pandemico – l’assunzione di sanitari con qualifiche non validate dal sistema sanitario nazionale.



«Oggi questa scelta è fuori dal tempo», afferma Manildo. «Non solo solleva dubbi sul fronte della sicurezza dei pazienti e del controllo delle competenze, ma rappresenta il segnale più chiaro del profondo disagio in cui versa la sanità pubblica veneta».

L’ex sindaco di Treviso evidenzia le criticità del sistema: liste d’attesa in crescita, medici di base insufficienti e un ricorso sempre più frequente alla sanità privata, dettato dalla necessità più che dalla libera scelta.

«Di fronte a un sistema che scricchiola, la risposta della Regione non può essere assumere medici senza abilitazione riconosciuta in Italia – prosegue Manildo –. Non è così che si garantisce il diritto alla salute dei cittadini».



Il candidato rilancia invece la proposta di un piano strutturale di investimenti e di un nuovo patto tra istituzioni, operatori sanitari e cittadinanza.

«Servono riforme vere, non scorciatoie pericolose. La propaganda sulla presunta eccellenza della sanità veneta non regge più. Se le cose funzionassero davvero, non saremmo costretti a discutere di soluzioni emergenziali fuori contesto», conclude.