Voglia di Zes unica, lo strumento che da due anni, insieme al Pnrr, ha permesso al Sud di crescere più della media nazionale. È talmente forte la spinta delle imprese che vogliono cogliere questa opportunità (a metà dicembre 958 autorizzazioni uniche rilasciate per circa 28 miliardi di investimenti e 40mila nuovi posti di lavoro) che le risorse stanziate dal Governo per il credito d’imposta 2025 non bastano.
APPROFONDIMENTI
Ne servono di più, circa 1,5 miliardi per la precisione: l’Agenzia delle Entrate ha infatti reso noto che il totale delle somme chieste da chi vuole investire nella Zes unica ammontano a 3,6 miliardi rispetto ai 2,2 miliardi stanziati dalla Legge di Bilancio di quest’anno. Ai 3,6 miliardi, peraltro, l’Agenzia è arrivata dopo un’attenta scrematura di tutte le richieste presentate che in totale ammontavano a ben 11 miliardi, ulteriore riprova dell’enorme attrattività della misura. In base a questi numeri, sarebbe impossibile garantire ai beneficiari l’importo inizialmente previsto: l’Agenzia, con un semplice ma inevitabile calcolo matematico, valuta infatti una riduzione per ogni richiesta di circa il 40% che ovviamente costringerebbe le aziende a ridurre la portata dei loro piani di investimento.
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L’eventuale “taglio”, peraltro, interesserebbe solo le imprese dell’area meridionale: le richieste provenienti infatti da Marche e Umbria, regioni appena aggregate al perimetro della Zona economica speciale, sono state esaminate in base al plafond previsto per le Zone logistiche speciali di cui fanno parte fino a tutto il 2025. Per quelle autorizzate, il credito d’imposta risulta al 100 per 100, essendo stati impegnati solo 47 dei 110 milioni disponibili.
Il trend
Una situazione pressoché analoga si era verificata anche lo scorso anno, quando le domande risultarono pari a 9,4 miliardi di credito d’imposta, ben quattro volte di più dell’anno precedente. Il Governo aveva già aumentato le risorse da 1,4 miliardi a 1,8 miliardi e proprio sulla scorta del forte impatto di richieste decise per il 2025 di aumentarle ancora, fino a 2,2 miliardi.
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È in base a questo percorso che nell’attuale Manovra, in discussione in Parlamento, la spesa è stata portata a 2,3 miliardi introducendo però anche, per la prima volta, la logica della strutturalità della misura e prevedendo, in concreto, altri 4 miliardi fino al 2028. Una scelta, come ha più volte sottolineato il sottosegretario con delega al Sud Luigi Sbarra, che conferma l’interesse primario di Palazzo Chigi per dare continuità a uno strumento che si è rivelato determinante per contribuire a ridurre il divario del Sud. È dunque probabile, proprio in considerazione dell’ulteriore disponibilità di risorse su base pluriennale, che si riuscirà anche stavolta a compensare la differenza tra i fondi 2025 e le richieste presentate dalle aziende e ritenute conformi dall’Agenzia delle Entrate, magari anche ricorrendo al Fondo sviluppo e Coesione.

Le imprese ci sperano e intanto fanno sentire la loro attuale preoccupazione: «La determina dell’Agenzia – dice il presidente di Confindustria Campania Emilio De Vizia – se da un lato pone un problema alle imprese che hanno fatto gli investimenti e rischiano di vedersi ridotto, e non di poco, il beneficio, dall’altro mostra come le imprese del Sud – nonostante la crisi sistemica di alcuni comparti industriali fondamentali, a partire dall’automotive – hanno la voglia e la forza di investire utilizzando uno strumento che stia dando un forte sviluppo alla crescita del Mezzogiorno». Di qui la necessità, insiste De Vizia, «per non disperdere il grande sforzo compiuto finora, di individuare in tempi rapidi le risorse che mancano, circa 1,5 miliardi, al fine di ripristinare la quota prevista di finanziamento. Pensiamo ad esempio alla possibilità, in base a quanto previsto dalla legge 207 del 2024 di consentire al ministero ed alle Regioni di utilizzare a copertura del gap registrato i fondi di coesione».
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I fondi
Lo stesso Sbarra in questi giorni ha più volte espresso la soddisfazione del Governo per il positivo impatto della Zes unica sull’economia del Sud, all’interno di un percorso che oltre tutto «con le politiche di Coesione destina all’area 97 dei 135 miliardi assegnati all’Italia per il ciclo di programmazione 2021-27. Una scelta che conferma la centralità del Mezzogiorno all’interno della visione di un’Italia più competitiva, connessa e inclusiva». Insomma, Zes avanti tutta, come sottolineano anche le imprese, dalla Sicilia alla Campania: «Siamo la regione che ha ottenuto il maggior numero di autorizzazioni uniche per gli investimenti – dice tra gli altri il presidente degli industriali casertani Luigi Della Gatta, già leader dei costruttori campani – e a nessuno sfugge l’importanza per un’impresa che vuole investire di poter contare su tempi certi sia per il completamento dell’iter procedurale sia per la disponibilità delle misure economiche e fiscali di sostegno e agevolazione. Con la Zes finora abbiamo trovato risposta sia per l’uno sia per l’altro obiettivo: sarebbe a dir poco complicato adesso rinunciarvi».