di
Massimiliano Nerozzi, inviato a Bologna

I bianconeri trovano tre punti pesantissimi al Dall’Ara grazie alla rete del difensore, entrato dalla panchina

Più spietata che bella, la Juve porta via da Bologna una vittoria fondamentale (e meritata): cementa una certa continuità di risultati, con il quinto successo nelle ultime sei partite, tra campionato e coppe, e, soprattutto, sorpassa i rossoblu in classifica e sale al quinto posto, aspettando Roma-Como, stasera. «È la nostra vittoria più importante e bisogna dire bravi ai miei giocatori», conferma alla fine Luciano Spalletti. Se non sempre ha avuto qualità, specie negli ultimi venti metri, Madama ci ha messo serietà in tanti suoi uomini e nella prestazione, come non accadeva da tempo: nell’atteggiamento, nel modo di stare in campo, nella determinazione.

Sul risultato, la differenza l’ha fatta pure Spalletti, nel preparare la gara, contro una squadra che aveva messo in crisi tanti e che questa volta è stata tenuta a 0,65 expected goals; e nei cambi, a inizio ripresa: dentro Cabal (gol decisivo) e Openda, che darà profondità e costringerà all’espulsione Heggem. «Delle cose fatte bene durante gli allenamenti le avevo viste — continua il tecnico — c’era solo bisogno di una bella prestazione e di tranquillità». Di più: «Stavolta la Juve è stata nel cuore della partita e vicina al pallone». Il ribaltone, nel giro di cinque minuti, dal minuto 19: prima la rete di testa di Cabal, su macroscopico lapsus collettivo della contraerea bolognese, poi il rosso su Openda, lanciato a rete dal rinvio di Di Gregorio, in versione Ederson. Mancava una ventina di minuti dal gong, ma la gara era già consegnata ad Amazon, direzione Continassa.



















































Aveva cominciato meglio il Bologna, con più possesso (ma alla pausa sarà 50 per cento a testa) e qualche idea, ma la Juve s’era presto ripresa, finendo per giocare anche un buon primo tempo, creando situazioni pericolose. Che però restavano tali, per colpa dei soliti dettagli, di cui le strade che portano al gol sono piene, nella trequarti offensiva: uno stop fatto come dio comanda, un passaggio con i giri giusti, un tiro appena si apre la visuale. E se non era l’esecuzione a essere sbagliata, lo era la scelta. Insomma, tutto sfumava per errori tecnici. Peggio, i bianconeri, in fase di non possesso, andavano in difficoltà sulle corsie: con Orsolini a destra — contro Koop, ahi — e Cambiaghi a sinistra, che risucchiava McKennie e sfidava Kalulu. Entrambi gli esterni di Italiano, caleranno di brutto nella ripresa. 

Ma nel primo tempo, il Bologna arrivava spesso al cross o al filtrante in backdoor, come l’ultima azione prima della pausa, nel minuto di recupero: Orsolini per Zortea e sassata che solo per la punta dei guantoni di Di Gregorio scheggiava la traversa e schizzava via. Il portiere bianconero era stato reattivo pure in avvio, su Pobega e Orsolini, nella stessa azione. Corollario su Koopmeiners, centrale di sinistra: o hai sempre la palla tra i piedi, oppure si rischiano guai. Pure Madama, dicevamo, ha avuto le sue occasioni: il braccio galeotto di Lucumi sulla schiena di David, che Massa valutava ininfluente (33’ pt); e, poco dopo, un gol annullato al centravanti canadese per fuorigioco di McKennie, scovato dalla Var. Mentre Openda, nel finale, sfiorerà il raddoppio. Dulcis in fundo, Bremer al rientro dopo 78 giorni: come dire, il trailer per la prossima difesa a quattro.

14 dicembre 2025 ( modifica il 14 dicembre 2025 | 23:20)