Caro Direttore,
difficilmente si accoglie chiunque nelle nostre case. Nelle nostre abitazioni decidiamo noi chi far entrare o meno. Gli Stati Uniti sono casa di chi vi ha nazionalità e/o vi risiede. Non sorprende tanto la richiesta di citare i propri account social (piattaforme peraltro quasi esclusivamente Usa, almeno qui in Europa) all’atto della compilazione del futuro Esta quanto il clamore suscitato. Del resto, il verbo «pubblicare» è palesemente opposto al concetto di «privacy». Trovo pertanto normale che da un lato non si voglia far entrare in casa propria chi quella casa la critica, spesso con veemenza, e dall’altro che ognuno di noi si assuma la responsabilità di ciò che pubblica, consapevole della diffusione potenzialmente globale del messaggio postato. Quello che troverei quantomeno singolare è che cosa succederebbe se all’atto dello sbarco in suolo americano ci venisse rinfacciato di aver omesso la citazione di una pagina social che magari curiamo sotto pseudonimo… Ironicamente mi chiederei: ma come fanno a saperlo? Forse, se accadesse, questo fatto aprirebbe molti occhi…Daniele Morniroli

Caro Morniroli,
È legittimo che uno Stato controlli chi entra sul proprio territorio, per evitare di ospitare persone che hanno compiuto crimini o sono sospetti di attività terroristiche. Ma qui stiamo parlando di qualcosa di diverso: la richiesta di consegnare anni di post sui propri social network e anni di email personali la trovo del tutto illegittima. Me lo aspetto da un regime dittatoriale o autocratico (Russia e Cina insegnano) ma non da una grande democrazia come gli Stati Uniti. Il senso è invece chiaro: se hai criticato il presidente in carica pro tempore non sei autorizzato a venire da noi come turista o lavoratore negli Usa. La libertà di pensiero e di espressione è uno dei pilastri della Costituzione americana. Ho tutto il diritto di giudicare negativamente l’operato di Trump se le mie parole o i miei gesti non rientrano nella categoria dei reati. Mi sembra così chiaro che non ci sarebbe neppure troppo da discutere. Ma Donald non la pensa così, tanto è vero che ha vietato l’accesso alla Casa Bianca ai giornalisti sgraditi. O ha licenziato migliaia di funzionari del governo non allineati alle sue politiche. Ormai noi europei siamo diventati uno dei bersagli principali del presidente americano. Tanto è vero che i flussi turistici verso gli Usa stanno calando: se non sei gradito o rischi qualcosa, meglio rinunciare in attesa di tempi migliori. L’America è diventata grande grazie all’arrivo di milioni di lavoratori, tecnici, scienziati e studenti da tutto il mondo. La deriva di Trump può trasformarsi in un vero autogol.



















































15 dicembre 2025