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Una leggenda della musica. E adesso l’avventura nel teatro, con un corso di recitazione sperimentale nella struttura di Zocca che è intitolata a lui, Vasco Rossi. «È una cosa che avevo in testa da tempo perché anche io quando ero giovane ho fatto teatro e pensavo che fosse una cosa importante. Quello che faremo nasce da un’esperienza che è stata molto importante per me», spiega il rocker in una intervista a Repubblica.
«Ho conosciuto le mie fragilità»
Facendo teatro da ragazzo, Vasco ha imparato qualcosa appunto di importante. «Ho cominciato a respirare in modo da parlare con il diaframma, non di gola ma di petto. E questo mi ha consentito di conoscere e capire le mie fragilità, imparare che potevo esprimerle senza paura: è quello che poi è diventato il mio modo di scrivere canzoni». E, grazie al teatro e poi alla musica, Vasco ha «costruito un bozzolo d’oro e di cristallo per starci bene: la cosiddetta gabbia dorata».
«Quando ho capito le mie canzoni»
Ammette: «Molte delle canzoni che ho composto le ho capite molto tempo dopo.
Quando si scrive si è in viaggio in un mondo diverso dalla razionalità, per cui vengono fuori delle cose particolari». Nella sua infanzia, non c’è stato soltanto il teatro o la musica. Anche la sofferenza. «Io da piccolo ero stato bullizzato dal punto di vista fisico, come succedeva a tutti quelli più piccoli per taglia e per età. E, quando dicevi che venivi da Zocca, la gente ti guardava male. Ti sentivi come se fossi di serie B». A proposito di canzoni e di cantanti, qual è stato l’incontro più importante per Vasco nella sua carriera? «Quello che Fabrizio De André. L’unico grande artista che poi ho conosciuto davvero in modo profondo. Mi contattò lui per conoscermi. Ero allibito perché lui era per me qualcosa di sacro».
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