A Niaga, piccola città della regione di Dakar in Senegal, ci sono un paio di hotel a tre stelle e un paio a una stella, questi col tetto di paglia, cioè bungalow. «E Natale lo trascorro qua ma non sono turista la risata avvertita telefonicamente solo leggermente spolverata di allegra malinconia ma è questa vita che da alcuni mesi sto vivendo che mi fa sentire viva perché è una realtà che scopri da sola, trasferendoti in un mondo non tuo, conoscere, frequentare gente c così imparare ogni giorno di più a conoscere te stessa. Vita di viaggi, la vita lenta l’avevo e ce l’ho a casa, in Italia, a Milano dove mi sono professionalmente formata, a Caserta dove ho vissuto e risiedono i miei magnifici genitori e dove stanno tutti i ricordi belli di infanzia e gioventù, il liceo “Giannone”, la professoressa Daniella Borrelli che ci infettò di archeologia. Ora è diverso, cerco di fare la vita degli altri ed è come se vivessi più vite».
APPROFONDIMENTI
All’altro capo dell’etere telefonico c’è Benedetta Vitale, 27 anni, architetta che aveva poco più di 22 anni, laurea col massimo dei voti e lode al Politecnico di Milano, nel curriculum un po’ di master con l’Erasmus, esperienze di servizi civili internazionali, ora in Africa, nel Senegal appunto, a costruire a Niaga un edificio basato sui principi della biocostruzione, terra, acqua, mattoni, sudore, obiettivo realizzare una scuola che consenta a 576 adolescenti e giovani di proseguire gli studi dopo la scuola primaria. Benedetta, il suo vivere quindi non è da turista, la sua è una stanzialità negli “altrove” che cerca e le si aprono e che la tengono lontano da Caserta, dai genitori Angelo e Gina, dalla sorella Federica, laureata in grafica e design a Milano e qui rimasta.
Breve riassunto di una conversazione frammentata, Benedetta per essere raggiunta telefonicamente deve cercare una zona “dove si prende la linea” che una volta presa è come parlare da Caserta a Caserta. Quindi, la laurea in architettura, la tesi in progettazione di interni di un sistema abitativo e assistenza sociale per homeless, i disagiati invisibili a tanta parte di società, visibilissimi alla sensibilità di persone come Benedetta Vitale che si ritrova a fare ciò che con la sua professione voleva fare. Dopo un breve periodo da assistente universitaria scappa dalla “vita lenta” accennata di cui si diceva e nel 2023 trascorre un mese in Messico, poi in Perù a Sant’Ignacio a progettare una scuola elementare. Ritorno a Caserta, si smanetta sui siti del servizio civile, la freccetta porta a Barcellona, l’attenzione catturata dall’associazione “Base-A” che lavora dal 2011 in progetti di cooperazione basati sulla biocostruzione, il gruppo è formato da un team di architette e architetti e studenti che lavorano in modo volontario, domanda, accettazione, partenza da Caserta per Niaga alla fine dell’ottobre scorso.
È l’impatto con l’architettura che rende felice Benedetta, anche vivendo in una casa dove non c’è necessità di mobili se non qualche scaffale, si dorme a terra su un materassino di gommapiuma, si cucina in pentoloni a terra, si mangia insieme in circolo a terra, minestre e frittatoni di cui Benedetta è maestra, si lavora molto, si canta pure, la scuola va prendendo forma, il progetto prevede 12 aule, biblioteca, sala informatica, campi sportivi, uno spazio comunitario ombreggiato. Benedetta occupa una stanza dove abita una famiglia la cui primogenita era stata costretta a non proseguire gli studi per impossibilità a raggiungere la scuola liceale da Niaga distante chilometri. Benedetta: «Ospite accolta a braccia aperte e si capisce il perché, ma faccio vita uguale alla loro». A Caserta, le festività natalizie e pasquali trascorse con genitori, tante zie, nonna e bisnonna morta centenaria, grande la casa di via Pollio, la famiglia Cionti che quando si era in trenta a tavola ci si sentiva soli. Che Natale sarà quello di quest’anno? Benedetta: «Certo non il nostro, ma qui la giornata è comunque percepita come diversa dalle solite dei musulmani, si vestono in maniera diversa, mangeremo insieme, in circolo a terra, poi ci trasferiremo in un’arena per cantare e fare musica. Una tenerezza vedere anche i più osservanti al Corano soggiogati dalla musica». Si intuisce il canto di Benedetta, niente grotta al freddo e gelo ma una scuola da tirare su al caldo del sole d’Africa.