di
Vera Martinella
Temporeggiano, si trascurano, oppongono resistenza: i maschi sono restii ai controlli, li vivono male e spesso arrivano tardi a una diagnosi. Ma dai 40 anni in su una visita annuale aiuta a restare in salute
Gli uomini tendono a essere riluttanti quando si tratta di andare dal medico e questo spesso ritarda la diagnosi o il trattamento di malattie più o meno gravi. Migliaia di ricerche in tutto il mondo arrivano alla stessa conclusione: i maschi fanno meno visite e controlli rispetto alle femmine. Non importa il Paese in cui il sondaggio è stato condotto, la fascia d’età presa in considerazione e neppure l’eventuale patologia in questione. L’uomo si trascura, temporeggia, oppone resistenza più che può. Perché? Uno studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Medicine rileva tre motivi principali: la percezione culturale della mascolinità, la paura della diagnosi e una generale mancanza di consapevolezza sulla propria salute.
Specie se si tratta di salute dell’apparato riproduttivo maschile siamo anni luce lontani da quella che per le donne è invece una prassi consolidata: la visita con il ginecologo una volta l’anno. L’Italia, purtroppo, non fa eccezione e un’indagine promossa da Fondazione Umberto Veronesi e condotta da AstraRicerche rileva che meno di un uomo su tre fa prevenzione e il 65% degli italiani non è mai andato da un urologo o andrologo (un dato che resta alto, 45%, anche se si considerano solo gli over 50).
Quante volte vai in bagno di notte?
Un esempio su tutti rende bene l’idea, come racconta Luca Carmignani, responsabile dell’Urologia all’IRCCS Policlinico San Donato, che da anni collabora con Fondazione Veronesi a progetti per la salute maschile: «Se ci si alza più di una volta a notte per andare in bagno, specie dopo i 45-50 anni, potrebbe essere il segno di una prostata ingrossata. Quella, che in termine medico, si chiama ipertrofia prostatica benigna. La ghiandola prostatica, solitamente delle dimensioni di una noce, si trova tra la vescica e l’uretra – spiega lo specialista -. Con l’avanzare dell’età il tessuto cresce, blocca parte del flusso di urina attraverso l’uretra. Inoltre questa crescita esercita anche pressione su vescica e uretra, causando un bisogno di urinare più frequente». Una questione fisiologica, del tutto naturale, che però la gran parte dei diretti interessati ignora. A tal proposito un sondaggio presentato nel 2019 durante il congresso della Società Europea di Urologia, aveva fatto scalpore, lasciando stupefatti gli specialisti: fra migliaia di maschi tedeschi, francesi e britannici interpellati, solo uno su quattro sapeva dire a cosa serve la prostata; poco più di uno su tre sapeva cosa fosse l’ipertrofia e meno di uno su sei conosceva i sintomi.
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Diagnosi in ritardo
«Il problema è che così, spesso, ragazzi, adulti e anziani arrivano tardi alla diagnosi – sottolinea Paolo Veronesi, presidente di Fondazione Veronesi -. E questo, indipendentemente dal disturbo in questione, non è mai un buon punto di partenza: le terapie devono essere più intensive, magari l’opportunità di guarire (specie in caso di tumore) è sfumata. Senza considerare che nel frattempo si vive male perché i sintomi non spariscono da soli, con il tempo peggiorano». Infatti solo il 50% degli intervistati da AstraRicerche per Fondazione Veronesi valuta positivamente il proprio stato fisico e il 58% quello mentale o psicologico, mentre gli altri hanno una percezione appena discreta o sufficiente del proprio benessere.
Le patologie maschili più diffuse
Quali sono i disturbi maschili più diffusi? «In Italia un ragazzo su quattro tra i 15 e i 25 anni soffre di varicocele, una patologia che interessa le vene e il sistema vascolare del testicolo – risponde Carmignani -. Molti giovani non accusano nessun sintomo e se ne accorgono solo quando compare dolore localizzato o, anni dopo, quando desiderano un figlio e hanno ormai problemi d’infertilità. Per questo servirebbe un controllo dall’urologo anche in adolescenza. Tra i giovanissimi (ma non solo, anche fra i 40-50enni) sono anche sempre più frequenti le malattie sessualmente trasmissibili». Tipico della fascia d’età fra i 20 e i 40 anni è anche il tumore del testicolo: sono circa 2.400 nuovi casi all’anno, il 90% dei pazienti guarisce, ma ancora oggi la diagnosi è spesso tardiva, mentre l’autopalpazione (così come avviene per il tumore al seno nelle donne) è una prima mossa preziosa per scovare eventuali anomalie. A partire dai 50 anni, poi, l’ipertrofia prostatica benigna inizia a farsi sentire e la prostatite è un’infiammazione che interessa un maschio su quattro sopra i 65 anni. C’è poi il più diffuso tumore maschile, il carcinoma della prostata, di cui ogni anno si ammalano circa 40mila italiani.
Sintomi e controlli
Gli italiani, però, sono poco informati e pure un po’ confusi. Se la visita urologica è conosciuta da quasi il 60% degli intervistati da AstraRicerche per Fondazione Veronesi, è effettuata solo dal 23%. L’autopalpazione testicolare è nota al 39% e praticata almeno saltuariamente dal 28,5%. Solo il 42% degli uomini sa che il tumore prostatico non presenta sempre sintomi evidenti; molti sopravvalutano come «pericolosi» lo stare molto tempo seduti o l’andare in bicicletta; mentre fra i fattori di rischio dei tumori al testicolo quasi il 40% indica (sbagliando) i traumi e solo il 27% riconosce il criptorchidismo, cioè la mancata discesa del testicolo nello scroto. «Difficoltà, bruciore o dolore durante la minzione, aumentata frequenza (anche notturna) e senso di urgenza, presenza di sangue nello urine o nello sperma, eiaculazione dolorosa: sono sintomi che non vanno ignorati – dice Carmignani -. A partire dai 40 anni una visita annuale dall’urologo può aiutare a riconoscere i primi segnali di malattie molto diffuse, per le quali oggi abbiamo molte terapie efficaci, ma prima s’interviene, meglio è». Che altro è importante per una buona prevenzione? «Dieta sana ed equilibrata, attività fisica, niente fumo sono regole preziose per vivere in buona salute in generale e pure per l’apparato riproduttivo – conclude Veronesi -. Ben pochi ragazzi sanno, ad esempio, che fumare ha conseguenze negative sulle prestazioni sportive e pure sessuali. Sarebbe importante fare almeno una visita dermatologica (e osservare i nei anche da soli o in coppia), un controllo dall’urologo a 20/25 anni e intorno ai 30/35anni. Dopo i 50 anni è importante che i controlli urologici siano regolari, senza dimenticare di aderire allo screening nazionale del sangue occulto nelle feci per la prevenzione del tumore del colon retto» conclude Veronesi.
15 dicembre 2025 ( modifica il 15 dicembre 2025 | 07:40)
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