di
Silvia Morosi

Era l’ultimo esemplare in cattività del Sud America: aveva vissuto in solitudine in una piccola vasca di un parco acquatico in Argentina

Una vita intera chiusa in una vasca minuscola, lontano dall’oceano. Una vasca che, per 33 anni, è stata il suo mondo. Domenica 14 dicembre è morta Kshamenk, l’ultima orca in cattività dell’Argentina e di tutto il Sud America. L’animale, un maschio, ha subito un arresto cardiorespiratorio all’interno del parco marino di San Clemente del Tuyú, dove era rinchiuso, ridotto a triste attrazione per i turisti. Aveva circa 33-35 anni, un’età che per un’orca in libertà rappresenta circa la metà della sua aspettativa di vita.

Nato libero nell’oceano, Kshamenk venne ritrovato nel 1992, quando aveva circa 4 anni, insieme a un branco di orche mentre nuotava a Bahía Samborombón, un’ampia baia sulla costa atlantica della provincia di Buenos Aires, intrappolato nelle acque basse: degli esemplari «salvati», fu l’unico a sopravvivere. Curato e nutrito, fu portato al parco «Mundo Marino», dove per anni condivise la vasca con un’altra orca, Belén, scomparsa nel 2020, a soli 13 anni, pochi mesi dopo la morte del suo cucciolo. Da quel momento in poi, i suoi unici compagni furono i delfini tursiopi in cattività. Secondo i veterinari del governo argentino, una volta terminata la riabilitazione non era più in grado di essere liberato nell’oceano. 



















































Negli anni tanti hanno lottato per lui, denunciando la sua condizione di solitudine, mancanza di stimoli (fondamentali per la specie) e le terribili condizioni della sua vasca di cemento, con acqua sporca, bassa e troppo calda. Sono state lanciate petizioni e anche presentati progetti di legge al Congresso argentino, ma Kshamenk non è mai riuscito a essere trasferito in un santuario marino. «Per decenni, gli attivisti hanno lottato per portare Kshamenk fuori dal parco e magari farlo vivere con altri animali della sua specie. Tuttavia, il governo argentino ha negato il provvedimento», è la denuncia di numerose associazioni sui social, commentando la morte di quella che negli anni è stata soprannominata «l’orca dimenticata».

Il Mundo Marino ha sempre sostenuto che l’animale non potesse essere rilasciato perché troppo dipendente dalle cure umane. 

La sua storia era stata raccontata anche da Costanza Rizzacasa d’Orsogna in un capitolo di Storia di Milo, il gatto che andò al Polo Sud (Guanda, 2021, il secondo della serie, ndr), dove il suo nome era stato modificato in García; e in Storia di Milo, il gatto che salvò Plutone (Guanda, 2023), parlando del ruolo di un’associazione canadese che tentò di salvare l’animale. Un animale al quale è stata tolta la libertà e che meritava di più: l’oceano.

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15 dicembre 2025 ( modifica il 15 dicembre 2025 | 13:18)