di
Dimitri Canello
Il monte Agner illuminato dal pianeta e dalle sue «lune galileiane» nelle prime ore di lunedì 15 dicembre
C’è un istante, raro e irripetibile, in cui il cielo e la montagna smettono di appartenere a mondi separati e si incontrano nello stesso respiro di luce. Mario De Marco, fotografo bellunese, lo ha colto alle prime ore del mattino sulle Dolomiti, trasformando un’alba in un frammento di infinito. Alle 7 in punto di lunedì mattina 15 dicembre, con lo sguardo puntato verso il monte Agner, versante sud delle Pale di San Martino, De Marco ha immortalato il tramonto apparente di Giove, accompagnato dalle sue lune galileiane, sospeso sopra una delle cime più iconiche del patrimonio dolomitico.
Non è stato un colpo di fortuna, ma l’esito di giorni di osservazione paziente: «Da casa, guardando verso ovest-nord ovest, il pianeta brillava già da tempo – racconta De Marco – ma le condizioni non erano mai state ideali: luce insufficiente, montagne ancora in ombra, una traiettoria che non includeva la cima con la croce». Poi l’intuizione, quasi casuale. La sera precedente, poco prima delle sette, De Marco ha visto Giove scomparire dietro il profilo della montagna. Era il segnale atteso: «L’attrezzatura è stata preparata con cura maniacale – prosegue De Marco – Nikon Z8, teleobiettivo da 800 mm, cavalletto e scatto remoto. All’alba, alle 6.30, l’attesa silenziosa, alla ricerca del momento giusto».
Quando tutto si è allineato, il paesaggio sembrava dipinto. Nessuna nuvola, il pianeta ancora luminoso con le sue lune ben distinguibili: «E il monte Agner che si accendeva delle prime luci del sole – sottolinea De Marco – finendo con l’assumere il caratteristico colore oro delle Dolomiti. I parametri di scatto, f/6.3, tempo 1/30, ISO 400, raccontano la precisione tecnica, ma non bastano a spiegare l’emozione. Quello che emerge dalle immagini è un connubio straordinario tra l’infinito dell’universo e lo splendore della terra, racchiuso nella luce di pochi scatti. È questo che mi spinge a ricercare momenti come quello che ho vissuto. La bellezza che offrono le Dolomiti e quelle congiunzioni astrali irripetibili che ogni tanto capitano, fanno il resto».
È questo il valore profondo del lavoro di Mario De Marco: saper attendere il momento giusto, nel posto giusto, per restituire attraverso la fotografia la magia di un incontro impossibile. Un saluto che arriva da Voltago Agordino, ma che parla a chiunque sappia ancora alzare gli occhi al cielo.
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15 dicembre 2025
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