In Vermiglio c’è tutto lo stravolgimento della Seconda Guerra Mondiale, ma anche i silenzi, l’atmosfera malinconica e la bellezza di una Natura che nonostante tutto impera e protegge. Al centro, l’amore, ma soprattutto la maternità. Un amore sussurrato, che poi travolge e ferisce, che lascia qualcosa di grande. Presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, dove ha conquistato il Leone d’Argento, il film, scritto e diretto da Maura Delpero, ha poi consolidato il suo percorso con un importante riconoscimento internazionale e un successo critico culminato ai David di Donatello 2025.

Ma ridurre Vermiglio a una semplice ricostruzione storica sarebbe fuorviante. Il film ambienta la sua storia nel 1944, in un piccolo paese trentino, ma utilizza la guerra come eco, come presenza invisibile che modella i destini senza occupare mai direttamente la scena.Trama, cast e un finale criptico

Nel villaggio di Vermiglio, la quotidianità della famiglia Graziadei viene alterata dall’arrivo di Pietro, soldato siciliano scampato al fronte. La relazione che nasce tra lui e Lucia, la figlia maggiore del maestro Cesare, si sviluppa con pudore e misura, fino a culminare in un matrimonio che sembra promettere un futuro diverso.


Vermiglio-Copyright Cinedora-badtaste

La fine della guerra, però, non coincide con l’inizio della felicità. Pietro riparte per la Sicilia per comunicare alla famiglia che è vivo, ma scompare. La notizia della sua morte, rivelata da un giornale, apre una ferita insanabile: Lucia, incinta e rimasta in Trentino ad attendere il suo ritorno, scopre che l’uomo era già sposato, ucciso tra l’altro proprio dalla prima moglie. Intanto nasce Antonia, una figlia che Lucia, disperata per gli avvenimenti, rifiuta, perché non si riconosce nel ruolo che la vita le ha imposto. Delpero in forma poetica mette in campo sentimenti delicati, profondi, come il rigetto della maternità, ma anche la ribellione contro l’oppressione patriarcale.

Attorno a Lucia ruotano figure che incarnano diverse possibilità – o rinunce – dell’Italia del dopoguerra. Sua sorella Ada, che sacrifica lo studio e diventa suora, Flavia, la più piccola, alla quale vengono imposte aspettative e responsabilità precoci e Cesare, padre e maestro, convinto che la cultura sia una via di riscatto, ma solo per pochi. Un microcosmo con un’attenzione quasi documentaria, in cui si valorizzano il suono, i gesti quotidiani e il rapporto con la natura. Il cast dà un valore alla pellicola grazie ad attori come Giuseppe De Domenico, nei panni di Pietro Riso, mentre Martina Scrinzi è Lucia Graziadei. Tommaso Ragno invece è il padre di Lucia, Cesare.

Lucia affida la figlia ad un orfanotrofio e decide di partire per la Sicilia, dove incontra la prima moglie di Pietro: due donne a confronto con culture diverse. Nel frattempo cresce nella protagonista la consapevolezza della maternità, che qui diventa rivalsa, non ostacolo, accettazione, non fuga. Lucia torna a casa e compie un gesto naturale inaspettato che non aveva mai fatto prima: prende in braccio la sua bambina. Non è un gesto consolatorio, ma una presa di responsabilità dolorosa e necessaria. La protagonista decide quindi di perdonare Pietro? Perdonare se stessa? Riprendere in mano la sua vita e andare avanti? Tutte le domande sono plausibili. Il finale è aperto, ma sicuramente mira ad una rinascita, alla vita che va avanti. Il film è disponibile in streaming su NOW TV.

Foto in copertina: Vermiglio-Copyright Cinedora-badtaste