Domenica Parigi aveva chiesto formalmente il rinvio della votazione sull’accordo per avere maggiori garanzie per gli agricoltori europei. La firma dell’accordo Ue-Mercosur è in programma per il 20 dicembre in Brasile
Dalla nostra corrispondente
BRUXELLES Italia allineata alla Francia nella richiesta di rinviare il voto sull’accordo commerciale con il gruppo di paesi latinoamericani del Mercosur atteso questa settimana a livello di Stati membri (Consiglio). Secondo Reuters la premier Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron hanno concordato sulla necessità del posticipo. Palazzo Chigi non commenta. Ma se l’Italia sostiene la Francia, tenuto conto che Irlanda e Austria guardano con favore alla posizione di Parigi e che Polonia e Ungheria si oppongono all’intesa, c’è la minoranza di blocco necessaria per fermare il voto. Domenica Parigi aveva chiesto formalmente il rinvio in Consiglio della votazione sull’accordo per avere maggiori garanzie per gli agricoltori europei. La Francia ritiene che i progressi sulle clausole di salvaguardia «sono ancora incompleti».
Lunedì durante il consueto briefing di mezzogiorno con la stampa, un portavoce della Commissione, di fronte all’opposizione della Francia, aveva spiegato che l’esecutivo comunitario «si aspetta» che la firma avvenga entro fine anno perché è in gioco una decisione «di importanza cruciale dal punto di vista politico-diplomatico, geopolitico ed economiche per la Ue».
Il via libera da parte degli Stati membri è necessario alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen per volare il 20 dicembre in Brasile a firmare l’intesa con il presidente Luiz Inácio Lula da Silva.
In materia commerciale, gli accordo in Consiglio sono a maggioranza qualificata: devono essere a favore 15 Paesi su 27 e devono rappresentare almeno il 65% della popolazione totale dell’Ue. La minoranza di blocco deve comprendere almeno quattro Stati membri.
I sostenitori dell’accordo, Germania e Danimarca (che ha la presidenza di turno dell’Ue) in testa insieme alla Commissione Ue, sostengono che offre una via d’uscita dalla dipendenza dalla Cina, in particolare per i minerali critici, e aprono a un mercato alternativo proprio nel momento in cui l’Ue deve fare i conti con i dazi imposti dagli Stati Uniti.
15 dicembre 2025
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