A due settimane dalla fine del 2025, e quindi dall’eventuale avvio dell’esercizio provvisorio, la legge di Bilancio non è ancora arrivata al voto in prima lettura al Senato. La commissione Bilancio di Palazzo Madama si è riunita solo nel pomeriggio di oggi, ma senza sciogliere i principali nodi politici all’interno della compagine di governo che tengono fermo l’iter. 

Sono state invece annunciate modifiche del governo alla manovra per 3,5 miliardi di euro, lo hanno riferito i componenti di maggioranza e opposizione della Commissione bilancio del Senato al termine dell’Ufficio di presidenza a cui ha preso parte anche il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti. Le modifiche riguarderanno Zes, finanziamento di Transizione 5.0 , la previdenza complementare e soprattutto il parziale definanziamento del Ponte sullo Stretto con una riprogrammazione temporale dei fondi.

Il pacchetto, denominato ‘Emendamento 7’ e che riformula 13 emendamenti parlamentari, contiene anche misure che spaziano dalla giustizia tributaria all’introduzione di un nuovo gioco denominato ‘Win for Italia Team’, dalle misure per le Forze di polizia per la Milano-Cortina agli interventi nella città di Matera.

Le questioni che restano aperte sono molte e riguardano sia misure di rilievo simbolico per la maggioranza, sia interventi tecnici che hanno sollevato resistenze interne e critiche esterne. Tra gli emendamenti ancora attesi ci sono quelli sugli enti locali, alcune norme sulla sicurezza sul lavoro e una riformulazione delicata dell’emendamento sulle riserve auree di Banca d’Italia.

Su quest’ultimo punto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sta portando avanti un negoziato con la Banca centrale europea. L’obiettivo è trovare un compromesso che consenta di mantenere nel testo il principio – caro a Fratelli d’Italia – secondo cui le riserve auree “appartengono al popolo italiano”, ma ribadendo al tempo stesso che continueranno a essere gestite e detenute da Bankitalia, nel rispetto della sua indipendenza e dell’autonomia prevista dai Trattati europei. La Bce è tornata a farsi sentire, in modo critico, anche sulla tassazione delle banche ed ha sottolineato come l’aumento della pressione fiscale potrebbe pregiudicare l’erogazione del credito all’economia.

Gli ultimi dietrofront

Sul capitolo degli enti locali, l’ultima bozza uscita nelle scorse ore prevede l’uscita di Roma Capitale dalla componente perequativa del fondo di solidarietà comunale, fissando a priori le risorse destinate al Campidoglio.

C’è poi un ripensamento sui tagli al settore dell’informazione. Fratelli d’Italia ha chiesto di modificare la proposta del governo che, nella versione attuale della manovra, prevede una riduzione di 10 milioni di euro l’anno al finanziamento della Rai nel triennio 2026-2028. La stessa richiesta riguarda il comma che taglia di 20 milioni di euro annui i contributi a tv e radio locali, una misura che ha incontrato forti resistenze nella maggioranza.

La stretta sui compensi dei professionisti

Un altro fronte ancora aperto riguarda la norma che limita i compensi dei professionisti che lavorano con la pubblica amministrazione ma non risultano in regola con il fisco. La Lega ha presentato un emendamento correttivo per eliminare del tutto il cosiddetto “filtro fiscale”, sostenendo che la misura rischia di bloccare collaborazioni essenziali.

Anche Fratelli d’Italia si è mossa nella stessa direzione, chiedendo il ritiro dell’emendamento presentato dal governo nei giorni scorsi. È uno dei casi in cui le tensioni interne alla maggioranza sono emerse in modo più evidente durante l’esame della manovra.

La nuova tassa sui pacchi e il rischio del doppio prelievo

Resta infine aperta la questione della nuova tassa sui pacchi provenienti da Paesi extra UE. L’emendamento governativo prevede un prelievo di 2 euro su ogni spedizione di valore dichiarato non superiore a 150 euro. Il settore della logistica e le associazioni dei consumatori hanno però sollevato forti critiche.

Il motivo è il rischio concreto di un doppio prelievo: dal 1° luglio del prossimo anno, infatti, l’Unione Europea ha annunciato l’introduzione di una tassa di 3 euro sugli stessi pacchi in arrivo da Paesi extraeuropei. Se entrambe le misure dovessero entrare in vigore senza coordinamento, su una singola spedizione potrebbero gravare due imposte distinte, con effetti sui prezzi finali per i consumatori.