L’imam Mohamed Shahin è libero. La Corte di Appello di Torino ha accolto il ricorso presentati dagli avvocati di Shahin e si è pronunciata per la cessazione del suo trattenimento nel Centro di permanenza per i rimpatri di Caltanissetta, dove si trova dal 24 novembre. Secondo i giudici non sussistono elementi che possono far parlare di sicurezza per lo Stato o per l’ordine pubblico. L’imam del quartiere torinese di San Salvario, colpito da un provvedimento di espulsione firmato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha ricevuto oggi un permesso di soggiorno provvisorio emesso dalla questura di Caltanissetta. Sulla liberazione si è espressa anche la premier Giorgia Meloni. “Parliamo di una persona che ha definito l’attacco del 7 ottobre un atto di ‘resistenza’, negandone la violenza. Che, dalle mie parti, significa giustificare, se non istigare, il terrorismo”, ha detto. “Qualcuno mi può spiegare come facciamo a difendere la sicurezza degli italiani se ogni iniziativa che va in questo senso viene sistematicamente annullata da alcuni giudici?”, ha rimarcato la premier.
La decisione della Corte d’Appello di Torino
Dopo avere esaminato i “nuovi elementi emersi”, i giudici hanno escluso “la sussistenza di una concreta e attuale pericolosità”, sottolineando che Shahin, da vent’anni in Italia, è “completamente incensurato”. Fra i “nuovi elementi” che erano stati presentati dagli avvocati dell’imam figurava anche l’archiviazione immediata, da parte della procura di Torino, di una denuncia per le frasi che l’uomo aveva pronunciato lo scorso ottobre durante una manifestazione Pro Pal.
Dal Viminale l’ipotesi del ricorso
Stando a quanto si apprende, il Viminale starebbe valutando di presentare ricorso contro la decisione dei giudici. Con questa decisione, il Viminale punta a far valere le ragioni che avevano determinato la decisione di espellere l’imam, a cui nel 2023 era stata anche negata la cittadinanza italiana. Oltre alle dichiarazioni pronunciate nel corso di una manifestazione pro Pal, che Piantedosi aveva definito “apologia dell’eccidio del 7 ottobre”, a Shahin venivano contestati quelli che lo stesso ministro aveva ritenuto “comprovati collegamenti con persone considerate pericolose”.
Avs: “Piantedosi ritiri il decreto di espulsione per l’imam di Torino”
Secondo Alleanza Verdi Sinistra, “è gravissimo che il ministro Piantedosi abbia costruito un decreto su basi inconsistenti, mentendo al Paese e alimentando un clima di sospetto verso una persona innocente e soffiando sul fuoco dell’islamofobia”. Per il vicecapogruppo di Avs alla Camera, Marco Grimaldi, la capogruppo di Avs in Regione Piemonte, Alice Ravinale, e i consiglieri comunali di Torino di Sinistra ecologista, Sara Diena ed Emanuele Busconi, la vicenda è “l’ennesima dimostrazione di come si pieghi il concetto di sicurezza nazionale per fini politici”. Shahin è stato “privato della libertà senza motivo”, hanno ribadito, sottolineando che “la giustizia ha fatto il suo corso, ma il danno umano e civile resta”. E infine: “Ora il governo chieda scusa, cambi rotta e ritiri il decreto di espulsione: non si gioca con i diritti fondamentali delle persone”.
Forza Italia: “Sconcerto per la liberazione dell’imam Shahin”
Anche Forza Italia ha commentato la liberazione dell’imam Shahin, esprimendo “sconcerto” per la notizia. “Pur rispettando il ruolo dei giudici della Corte d’Appello di Torino, crediamo che nessuna decisione possa cancellare la pericolosità per lo Stato delle dichiarazioni di Shahin”, hanno detto Roberto Rosso e Marco Fontana, rispettivamente segretario provinciale e cittadino di Forza Italia a Torino. “Questa decisione rischia di lanciare un messaggio pericoloso, a maggior ragione dopo l’attentato di Sydney, l’assalto alla sede di Stampa e Repubblica e i vari cortei ‘Pro Pal’ che sono diventati puntualmente l’occasione per episodi di eversione. Non possiamo rischiare di legittimare chi professa la violenza, che sia fisica o passi attraverso istigazioni all’odio”, hanno aggiunto.
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