MESAGNE – Prima c’erano “vangelo”, “quartino”, “trequartino”, “diritto al medaglione” e “diritto al medaglione con catena”. Ora: “padrino”, “movimento di crociato”, “crociato”, “stella” e “poltrona” (ammesso che si chiami davvero così). Cioè, il grado più alto con tutte le “stelle”, “completissimo”. A spiegarlo è proprio Tobia Parisi, conversando con tre interlocutori. 

Sono le doti, i gradi, vecchi e nuovi, della Sacra Corona Unita. Le formule rituali ci sono ancora, definite “bellissime”. È il 17 gennaio 2021, l’indagato ne sciorina uno, che parla di cavalli bianchi, mantelli neri, isole. Tutto dal sapore massonico, dal quale le mafie mutuano alcuni aspetti, come il gusto per la simbologia complessa. E la Scu non fa eccezione.

Cambiano metodi e obiettivi, ma non il Dna Scu

Questa è una delle conversazioni riportate nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Lecce Alcide Maritati. Accogliendo la richiesta della pm della Dda Carmen Ruggiero, ha disposto il carcere per 14 indagati, suggellando le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Brindisi. Il target è la frangia dei “mesagnesi” della Scu. 

Sono quelli che volevano fondare la Sacra Corona Libera alla fine degli anni Novanta, stanchi dello strapotere di chi veniva fuori da Mesagne. Come in ogni indagine, va ripercorsa, seppur brevemente, la storia del sodalizio. E il giudice Maritati rileva che sì, magari negli anni la Scu può cambiare metodi e obiettivi, ma il Dna resta sempre quello.

Il focus su traffici di droga e centri scommesseIl “professore” Vicientino, dentro e fuori dal carcere

A capo del presunto sodalizio, per gli inquirenti c’è il “professore” Daniele Vicientino. Il clan dei “mesagnesi” compare anche come “Pasimeni-Vitale-Vicientino”. Insomma, non è uno qualunque. E comanda ed è rispettato anche dal carcere, pensano i carabinieri. Che trovano le loro conferme. I metodi di indagini sono un concreto mix di intercettazioni e attività tradizionali. 

Durante il periodo della pandemia il boss sa che potrebbe uscire dal carcere a breve. Si trova in Sicilia, i sodali si prendono cura dei famigliari, ma anche del “professore”, ricostruiscono gli inquirenti: comprano vestiti, scarpe, tutto firmato. Dopotutto, il “pensiero” – o il “punto”, la tassa occulta della Scu sulle attività del territorio, lecite o illecite che siano – serve anche a questo.

La forza parassita della Sacra Corona Unita

Tobia Parisi dice – nella conversazione riportata sopra – di ricoprire il grado più alto nell’organizzazione. Di fatto è il luogotenente, uscito dal carcere da poco, del “professore”. Ma sicuramente anche lui non è uno qualunque. Lo ricorda quando, riferendosi ad alcuni giovani pusher, dice che si sentono già boss, ma si chiede se abbiano mai sparato. Il clan sa come metterli in riga. E farsi corrispondere il “punto”. E poi ci sono le armi, in questa indagine. E anche pestaggi violenti.

Il clan gode però (anzi, proprio per questo?) di un certo consenso sociale, anche fuori Mesagne. Ci sono imprenditori e cittadini che si rivolgono agli affiliati per risolvere “controversie”, per recuperare crediti, magari dividendo. Poi ci sono le estorsioni, parte di quella forza parassita descritta dal giudice con parole calzanti. C’è gente che ha un tenore di vita elevato, ma di fatto “non si spiega” come mai. O forse si spiega benissimo. Proprio perché il Dna della Scu non cambia, dagli anni Ottanta a oggi.

Rimani aggiornato sulle notizie dalla tua provincia iscrivendoti al nostro canale whatsapp: clicca qui

Seguici gratuitamente anche sul canale Facebook: https://m.me/j/Abampv2kioahdYYR/