Slitta la messa alla prova per John Elkann, ad di Exor indagato a Torino in un’inchiesta che riguarda l’eredità Agnelli. Oggi, 15 dicembre, il giudice delle indagini preliminari Giovanna Di Maria non ha ratificato alcunché, ma ha disposto il rinvio al prossimo 11 febbraio per decidere sulla richiesta di messa alla prova da parte di John Elkann nell’ambito del procedimento penale legato alla residenza in Italia della nonna, Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli, morta nel 2019.

L’istituto giuridico della Map avrebbe consentito a Elkann, al termine di un programma di pubblica utilità come tutor per i giovani degli istituti salesiani torinesi, di estinguere i reati inizialmente contestati dal procuratore Marco Gianoglio, dai pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti e dal Nucleo della Guardia di Finanza: truffa ai danni dello Stato.

Il perché del rinvio

Il motivo del rinvio sarebbe da attribuirsi alla necessità per la giudice di studiare la memoria presentata dalla difesa di John Elkann. Ma è un fatto che nei giorni scorsi un altro gip, si sia espresso – negativamente – sulla richiesta di archiviazione presentata dagli stessi pubblici ministeri su contestazioni che facevano parte dell’inchiesta madre. Richiesta che aveva consentito a Elkann, che ha versato 183 milioni all’erario e che nessun addebito ha ammesso sull’intero impianto accusatorio, di presentare richiesta di messa alla prova. Il giudice ha disposto l’imputazione coatta dell’ad di Exor per due presunti casi di dichiarazioni fiscali infedeli sull’eredità della nonna.

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L’altra questione

Nello stesso filone il giudice ha disposto l’archiviazione completa del procedimento nei confronti di Ginevra e Lapo Elkann, fratelli di John Elkann e del notaio svizzero Urs Robert von Gruenigen. Quanto siano collegati gli esiti dei due procedimenti ai fini della concessione della messa alla prova per Elkann è da comprendere con prudenza. All’eventualità – solo tale – che la Map possa «saltare» fa da contraltare la convinzione dei legali del presidente di Stellantis: «Pur esprimendo la nostra soddisfazione per le archiviazioni disposte dal Gip Borretta, la sua decisione di imporre ai pubblici ministeri di formulare l’imputazione per John Elkann e Gian Luca Ferrero è difficile da comprendere, perché in contrasto con le richieste degli stessi pm, che erano solide e ben argomentate per tutti i nostri assistiti. La decisione del gip – proseguono i legali di Elkann in una nota – a nostro avviso non vincola il Gip di Maria che deve decidere sulla nostra istanza di Map». Infine: «Abbiamo presentato al giudice Di Maria una memoria rappresentando le ragioni giuridiche che sostengono la nostra posizione e abbiamo insistito per accoglimento dell’istanza di messa alla prova. Nel frattempo contro l’ordinanza del Gip Borretta depositeremo ricorso per Cassazione eccependone l’ abnormità». «Nel merito – concludono -, per noi questi tecnicismi processuali non cambiano nulla: ribadiamo la nostra ferma convinzione che le accuse mosse a John Elkann siano prive di qualsiasi fondamento e riaffermiamo la forte convinzione che egli abbia sempre agito correttamente e nel pieno rispetto della legge».

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