di
Mara Gergolet

Trump: mai così vicini alla pace. Witkoff e Kushner: «La proposta non è per sempre»

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BERLINO – Per la prima volta dal 2022, dice il cancelliere Merz, un cessate il fuoco è possibile. Ma per la prima volta, «ciò che gli Stati Uniti hanno messo sul tavolo qui a Berlino, dal punto di vista materiale e giuridico, è notevole». Ossia le garanzie stile articolo 5 della Nato, un impegno militare Usa a fianco dell’Ucraina — come chiede l’Europa — stavolta è scritto nero su bianco nell’accordo. 

Da questo impegno, che Steve Witkoff e Jared Kushner hanno preso a nome di Donald Trump, l’America difficilmente può tornare indietro. E infatti, dalla Casa Bianca, Trump interviene così: siamo «più vicini a un accordo di pace di quanto lo siamo mai stati», «abbiamo avuto numerose conversazioni con il presidente Putin» e siamo «molto vicini» alla pace». Per gli europei, queste garanzie uscite da Berlino ipotizzano, per la prima volta, una presenza militare in Ucraina.



















































Un giorno e mezzo di negoziati. Una cena tra leader Volenterosi. E l’ottimismo della volontà. Sono le 17.30 quando Volodymyr Zelensky e Friedrich Merz compaiono fianco a fianco in cancelleria. Non concedono quasi sorrisi, sono concentrati, si respira la gravitas delle grandi occasioni. Steve Witkoff e Jared Kushner in una call con i giornalisti americani hanno appena detto che «c’è l’accordo sul 90% delle questioni».

Cosa resti fuori dall’accordo, è presto detto. I territori. E quella zona del Donbass, da cui gli americani chiedono agli ucraini di ritirarsi, per farne una «zona economica libera» e smilitarizzata. È lo stesso Zelensky ad ammetterlo: «Ci sono posizioni differenti, sarò completamente sincero su questo». Si può aggirare l’ostacolo, come dice Merz, in un unico modo. «Far decidere il popolo ucraino», ossia con un referendum, demandando la definizione dei territori ai due presidenti, Trump e Zelensky.

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Allo stesso piano, dove un grande albero di Natale è addobbato con palline di vetro dai riflessi di bronzo, dietro a due grandi vetrate, dal pomeriggio i camerieri preparano i tredici tavoli per la cena serale. Una bandiera su ogni tavolo, quella ucraina è al centro. È qui, mentre i giornalisti vengono fatti scemare e portati fuori dalla cancelleria, che entrano le tredici delegazioni, con i tredici leader. Arrivano Keir Starmer, Emmanuel Macron, Giorgia Meloni, Alexander Stubb, Mette Frederiksen, Donald Tusk, Ulf Kristersson, Dick Schoof e Jonas Gahr Støre; per l’Europa Ursula von der Leyen, António Costa e Mark Rutte della Nato. In questa cena apparecchiata da Merz — da cui pochissimo trapelerà, ai giornalisti è stato vietato perfino fotografare la sala vuota — viene finalmente condiviso con i Volenterosi, con i leader dei Paesi, quanto i negoziatori si sono detti.

Un comunicato, mentre la cena è in corso, spiega meglio queste «garanzie materiali e giuridiche».

Si prevede «un sostegno duraturo e significativo all’Ucraina per costruire le sue forze armate»; di «istituire una “forza multinazionale per l’Ucraina” a guida europea, composta da contributi dei Paesi disponibili nell’ambito della Coalizione dei Volenterosi e sostenuta dagli Stati Uniti». Per quel che riguarda i territori, si legge, ci sarà «un meccanismo di monitoraggio e verifica del cessate il fuoco a guida statunitense, con partecipazione internazionale»; infine, «un impegno giuridicamente vincolante, soggetto alle procedure nazionali, ad adottare misure per ristabilire la pace e la sicurezza in caso di un futuro attacco armato» (che sarebbe la formulazione dell’articolo 5).

Gli americani fanno sapere, sempre con Witkoff e Kushner che l’offerta «non è per sempre». Però annunciano anche un nuovo round di negoziati, forse anche con i russi, a Miami. Con sublime formula giuridica, il documento finale afferma che «nulla è deciso finché tutto non è deciso». Dai russi non è arrivato in tutto questo tempo un solo segnale positivo. Però questa è una vera offerta per un cessate il fuoco — che permetta alle due parti finalmente di incontrarsi. Così come arriva anche un appello di Merz ai russi: accettate un cessato il fuoco almeno per Natale.

15 dicembre 2025 ( modifica il 15 dicembre 2025 | 23:54)