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A 38 anni Fabio Fognini ha detto basta con il tennis. Lo ha detto sentendo dentro anche tutta l’emozione di Wimbledon, di una quasi impresa, gli applausi continui. «A Wimbledon si è chiuso un cerchio. Non mi sarei mai immaginato che potesse finire in quel modo, con la bellissima partita con Alcaraz e la standing ovation del campo più importante del mondo. E pensare che ero entrato dicendomi: coraggio, Fabio, cerchiamo di non fare una figuraccia…». Poi ancora: «L’orgoglio – confessa al Corriere della Sera – che ho provato quando Alcaraz ha chiesto l’applauso per me, non si può raccontare. Gli ho chiesto una maglia autografata per Fede, che è impazzito di gioia. E la sera, tutti a mangiare il sushi». Dovesse fare una sintesi della carriera? Semplice: «Sono arrivato in punta di piedi, me ne sono andato a testa alta».


APPROFONDIMENTI

Fabio Fognini si ritira dal tennis 38 anni: «Questo è il miglior modo per dire addio». L’annuncio. Carriera, vita privata, moglie, figli

L’addio al tennis

Lui, sposato con il tennis e con Flavia Pennetta.

Lui papà di tre figli (Federico, 8 anni, Farah, 5, e Flaminia, 3), si è riunito con se stesso e ha deciso di posare la racchetta e pure le palline. «Due giorni al buio, in silenzio, con la tv spenta – racconta sempre al Corriere della Sera -. Flavia lavorava in tv, i bimbi erano con i nonni. Ho preso una birretta con Fabio Fognini e gli ho detto che basta, il corpo non ne poteva più: era ora di smettere…».

Una decisione che era dentro di lui. Da tanto. «Ci stavo pensando da tempo: era nell’aria. Ma siccome sono un tipo molto competitivo, non volevo mollare l’adrenalina. A costo di avere insopportabili dolori ai piedi. Per prima, l’ho detto a Flavia». Il racconto, commovente di una decisione che non è mai facile per un’atleta, continua: «Ho guardato Flavia: d’ora in poi dovrai sopportarmi un po’ di più, le ho detto. Lei ha capito subito, sapeva. Mi ha abbracciato. La sera dopo ho riunito mamma, papà e sorella. Credevamo ci annunciassi il quarto figlio, mi hanno detto…».

L’affetto ricevuto

Fabio Fognini non crede ancora a tutto all’affetto ricevuto. «Mi hanno scritto i miei amici calciatori dell’Inter, Alberto Tomba, Nadal, Djokovic e tanti altri. Non avevo capito di essere così amato. Da fuori, a volte, mi hanno dipinto per quello che non sono mai stato: alzavo una barriera e davo di matto per difendere la mia sensibilità. Sono stato un ragazzo ribelle ma spero di non essere ricordato per le racchette rotte. Mi sono portato addosso per anni un’etichetta: la verità è che non sono mai stato un santo ma ho sempre fatto del male solo a me stesso. Chi mi ha davvero conosciuto, però, sa».

Ha dato tutto, anche per la Nazionale. «Indossando la maglia azzurra ho ottenuto una delle mie vittorie più belle, con Andy Murray a Napoli nel 2014. Per la Nazionale davvero non potevo fare di più. Vincere la Davis era un sogno di cui avrei voluto fare parte, semplicemente perché me la meritavo. Sarebbe stato più giusto così. Non è successo».

E dopo tutto questo può il ragazzo di Arma di Taggia può dire di aver ottenuto «molto di più di quello che mi aspettassi. Non avrei mai creduto di entrare nei top 10 in singolo e doppio, di conquistare Montecarlo, iltorneo che i miei genitori mi portavano a vedere da piccolo, di uscire dal centrale di Wimbledon dopo avertrascinato al quinto set, a 38 anni suonati, il numero 2 del mondo».

Il presente e il futuro

Ora Fabio Fognini sarà solo «un marito e un papà che non vede l’ora di andare in vacanza con la famiglia. Non voglio più correre: voglio camminare, finalmente. Voglio godermi i bimbi, la vita, la nuova attività di manager e scopritore di talenti, a cominciare da Flavio Cobolli, che dopo Wimbledon entrerà nei primi venti del ranking».

Poi dopo l’estate, forse, il sì a Milly Carlucci. «Devo ancora parlare con Milly, che mi aveva voluto come ballerino per una notte. Per uno sportivo competitivo come me, potrebbe essere una bella sfida. Vedremo».


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