Certi weekend lasciano silenzi più pesanti di qualsiasi sconfitta, quasi più opprimenti di qualunque sensazione. Lo si è percepito chiaramente ieri, nelle parole di Lewis Hamilton dopo l’eliminazione in Q2 per una manciata di millesimi. Un pensiero lasciato scivolare a voce bassa, quasi sussurrato, ma capace di pesare come un macigno.
Parole che condensano, nella forma più rassegnata possibile, un momento complesso. Hamilton è uno di quei piloti che, in certi frangenti, si leggono negli occhi: quando qualcosa si spezza, come in questo ultimo periodo, quel lato più vulnerabile torna inevitabilmente a galla, nonostante in realtà, prima degli ultimi due GP, avesse mostrato dei segnali di miglioramento, in particolare con il feeling in qualifica, dove sentiva di aver accorciato il divario.
Ma dopo una gara passata a centro gruppo, complice la posizione di partenza, le difficoltà nei sorpassi e i problemi ai freni, difficilmente le sue parole nel post-GP potevano suonare più felici. Il sette volte iridato è infatti rimasto imbottigliato nel traffico per tutta la gara, nel gruppo tenuto compatto e sotto controllo da Fernando Alonso, abile nel gestire il passo e indirizzare così la corsa a suo favore.
Lewis Hamilton, Ferrari
Foto di: Rudy Carezzevoli / Getty Images
In un Gran Premio che alla vigilia si prevedeva potesse giocarsi tra la singola e la doppia sosta, data anche la ridotta differenza prestazionale tra le due strategie, esistevano due vie. O optare per un primo stint lungo con gomma hard, magari sperando in episodi favorevoli come una Safety Car, oppure scegliere la doppia sosta partendo con la soft, nel tentativo di guadagnare posizioni alla partenza e sorprendere tutti con un undercut anticipato, come poi fatto da altri.
Tuttavia, quest’ultima opzione sembrava fuori discussione nei piani iniziali della Ferrari, anche perché anticipare la sosta avrebbe potuto provocare un effetto a catena su chi era davanti, incluso il compagno di squadra, che ha forzato il ritmo nel primo stint proprio per creare margine sulle McLaren.
Hamilton ha quindi preso il via con le hard, ritrovandosi però subito bloccato nel traffico e nell’aria sporca, dove ha anche sofferto per l’eccessivo surriscaldamento dei freni. Più volte il team gli ha chiesto di limitarne l’uso o di ricorrere al lift and coast per alleggerire lo stress sul sistema, il che ha chiaramente avuto un peso anche sulla possibilità di avvicinarsi e tentare un attacco, reso comunque difficile dal fatto che tutti fossero molto ravvicinati.
Lewis Hamilton, Ferrari, Nico Hulkenberg, Sauber, Pierre Gasly, Alpine
Foto di: Clive Rose / Formula 1 via Getty Images
Condizionato da queste problematiche e intrappolato nel gruppo, spesso ridotto a trenini di DRS, per Hamilton è stato praticamente impossibile emergere e cambiare volto alla sua gara anche con il passaggio sulle medie nel finale, chiudendo poi in dodicesima posizione, il suo risultato peggiore in Ungheria, dove in passato aveva trionfato per ben otto volte, mostrando anche una superiorità schiacciante.
“Io non mi sono sentito frustrato, ma non potevo fare molto di più”, ha detto Lewis con poche parole a Sky dopo la corsa, senza andare oltre nella sua analisi. L’ultima gara prima della pausa estiva è anche il momento naturale per tracciare un bilancio della prima metà di stagione che, al netto di qualche spunto sporadico, Hamilton non ha definito in maniera positiva. Anzi. “Non mi aspettavo nulla, non avevo aspettative. Ma è andata molto peggio di ogni altra mia stagione”.
Quando gli è stato chiesto di chiarire le dichiarazioni rilasciate sabato, ossia quel “forse la Ferrari dovrebbe cambiare pilota” pronunciato dopo la delusione in qualifica, il britannico ha risposto con parole che lasciano spazio a più interpretazioni su cosa stia accadendo dietro le quinte. Un tema ripetuto più volte in questa stagione, ma che non spegne la sua voglia di continuare: “Quando hai una sensazione, è ad ogni modo una sensazione. Stanno succedendo tante cose sullo sfondo, il che non è grandioso. Se ho perso la voglia di guidare? No, io amo ancora correre”.
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