di
Ilaria Sacchettoni
La politica promuoveva Mirko Pellegrini e i funzionari pubblici gli condonavano gli errori. Tutto aveva un costo ma, complessivamente, si dimostrava funzionale. E le strade di Roma e Lazio restavano piene di buche
Era una macchina che moltiplicava gli appalti. La Fenice srl di Mirko Pellegrini — «Mister Asfalto» — riusciva ad aggiudicarsi i lavori migliori (e più remunerativi) grazie a una strategia binaria. Di qua i finanziamenti illeciti alla politica e particolarmente al Pd, di là il reclutamento di funzionari pubblici in vena di chiudere un occhio sui collaudi delle opere. La politica lo promuoveva e i funzionari pubblici gli condonavano gli errori. Tutto aveva un costo ma, complessivamente, si dimostrava funzionale. Tanto era rodata la corruzione che perfino le percentuali da distribuire erano codificate.
Versamenti di 30mila euro a due tecnici del Simu
Come si legge nell’avviso di conclusione delle indagini del pm Lorenzo Del Giudice, 30mila euro venivano corrisposti a Paolo Di Stefano, geometra del Simu capitolino, «perché al fine di far conseguire a Pellegrini ed altri il profitto derivante dal reato di frode nelle pubbliche forniture, nella sua qualità di pubblico ufficiale… riceveva da Pellegrini somme di denaro e due orologi di pregio per omettere controlli o svolgere controlli mirati sulla regolarità dei lavori stradali compiuti sui cantieri stradali Acqua Acetosa-Ostiense». Ma 30mila euro finiscono anche sul conto corrente di Alessandro Zaghini, dipendente del solito Simu, che si era reso utile nell’omettere controlli «sul cantiere stradale di via Palmiro Togliatti».
La promessa del 5% dei lavori appaltati per «chiudere un occhio»
Solita cifra anche per Luigi Costantini, dipendente di Astral che si è girato dall’altra parte riguardo ai lavori eseguiti a Leonessa (Rieti). Quanto ai funzionari Claudio Di Biagio e Giovanni Tozzi, il prezzo della corruzione sarebbe stata la promessa di ricevere il 5% «del valore dei lavori appaltati» per omettere controlli e rilievi su lavori stradali di Roma Capitale. A entrambi si contesta anche il concorso in frode nelle pubbliche forniture per aver aiutato l’imprenditore a eludere gli obblighi contrattuali verso il Campidoglio e averlo supportano «in espedienti maliziosi e ingannevoli idonei a far apparire l’esecuzione del contratto conforme agli obblighi assunti con particolare riguardo allo spessore del manto di asfalto realizzato… alla qualità e alla quantità del materiale impiegato».
Ci sarà pure una ragione, d’altra parte, se le strade romane sono popolate di buche e avvallamenti. Chiedere a «mister Asfalto» aiuterebbe a fare chiarezza.
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16 dicembre 2025 ( modifica il 16 dicembre 2025 | 08:13)
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