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Monica Scozzafava, inviata a Napoli

Oggi c.t. dell’Uzbekistan, parteciperà al Mondiale dove aspetta l’Italia di Gattuso: «Così anche lui potrà mettere la gelatina ai capelli». Guardo le squadre di De Rossi, Grosso, Gilardino. Siamo tutti un po’ figli di Gasperini»

Settemila chilometri dal suo posto del cuore per portare per la prima volta al Mondiale l’Uzbekistan. Fabio Cannavaro, ha gli occhi (accesi di entusiasmo) del colore del mare, quello che bagna Napoli, la città dove è tornato a vivere da cittadino del mondo. Ha vinto in Cina, adesso va in Asia da ct. L’Italia lo osserva ma poi non lo chiama. «Significa che devo ancora lavorare… Forse sconto la mia storia, mi vedono più come uomo immagine che come allenatore. E così mi rimetto in gioco, come ho sempre fatto. Prima o poi…».

Cannavaro, 16 giugno 2026 a Città del Messico. Vent’anni dopo.
«Emozione forte. Vincere quel Mondiale è stata l’esperienza di vita più bella che abbia mai fatto. Torno da allenatore, prima volta anche per me. Ci divertiremo, di questo sono sicuro. L’ho già detto ai miei calciatori: andiamo per imparare, senza pressioni».



















































Detto da un campione del mondo e Pallone d’oro sembra un eccesso di umiltà…
«Fare l’allenatore di un club e più ancora di una Nazionale è cosa molto diversa».

Due stagioni fa salvò l’Udinese in serie A in cinque giornate. Non fu confermato…
«Quell’impresa si rivelò un boomerang. Eppure presi la squadra che sembrava condannata alla serie B. Rifletto su questo, mi interrogo sul perché in Italia non arriva mai l’offerta giusta. Non esistono altre risposte se non quella di continuare a lavorare. Io mi butto nel fuoco».

Dopo l’esonero di Spalletti ha sperato che il suo telefono squillasse?
«Chiaro che se leggi il tuo nome sui giornali qualche pensiero ti viene, e il telefono lo tieni d’occhio. Non mi ha chiamato nessuno, purtroppo! Alla fine credo che Gattuso sia stata la scelta giusta, lui non è solo grinta e forza, è un ct che sa di tattica, ne ha viste tante e studia, sa creare il gruppo».

Andremo al Mondiale?
«Se non accadesse sarebbe un disastro, un’umiliazione. Non voglio neanche pensarlo. L’Italia è passata dal “uau” al “mamma mia”, ed è assurdo. Anche perché nel mondo siamo sempre considerati i migliori. Bisogna andarci assolutamente. Così poi Rino potrà mettere anche lui la gelatina ai capelli».

In che senso?

«Fece una battuta su di me che avevo preso l’ Uzbekistan già qualificato. Se va al Mondiale, visto il girone, può farlo anche lui. Divento io scapigliato con Colombia e Portogallo».

Vero che rifiutò la Polonia?
«Sì, ed è stato un errore. A volte le scelte sbagliate poi le paghi».

Un rimpianto da calciatore?
«Non essere andato alla Roma con Totti».

Chi vince il Mondiale?
«Il Brasile».

Chi vince lo scudetto?

«…Il Napoli, anzi no. Qui siamo scaramantici: l’Inter che poi ha la rosa più forte».

E la Champions?
«Spero l’Arsenal».

Ha detto che è difficile per gli ex calciatori convincere i club che si può essere anche buoni allenatori. Chivu che scelta è stata?
«Felicissima. Ero stupito dalle critiche, soprattutto quando sentivo che Cristian non aveva esperienza… Cosa pensavano che faceva il salumiere prima? Chivu respira calcio da quando aveva cinque anni, si sta dimostrando un ottimo allenatore. Gli ex calciatori possono essere un valore aggiunto».

Allegri, Spalletti, Conte: sono tutti lì ai piani alti della classifica. Perché è così equilibrato questo campionato?
«Non c’è una squadra che abbia continuità, in questo momento assistiamo al “chi sbaglia di più”. Conte ha tanti infortuni, non riesce a far fronte al doppio impegno. Allegri mi sembra che possa avere più chance perché ha soltanto il campionato. La Juve è un passo indietro».

C’è un allenatore a cui si ispira?
«Li guardo tutti, e prendo un po’ da tutti, impazzisco per Spalletti, è il più preparato. Allegri un maestro, anche di comunicazione».

Spalletti non ha funzionato in Nazionale, però.
«Avrebbe dovuto avere una gestione più snella, la Nazionale non si allena come un club».

I giovani come lei?

«Guardo le squadre di De Rossi, Grosso, Gilardino. Noi siamo tutti un po’ figli di Gasperini. Uomo su uomo… La Roma ha preso un allenatore importante, l’ultimo così in quella piazza era stato Capello».

Com’è la sua Nazionale?
«Squadra tosta, gente dura che non si arrende mai, proprio come me. Sarà difficile per tutti affrontarci».

16 dicembre 2025