Terno d’Isola, la giovane fu uccisa all’età di 33 anni a coltellate in strada. La prova del manichino con i vestiti dell’imputato. La richiesta al termine di una requisitoria di 3 ore e mezza in Corte d’Assise

Al termine di una requisitoria durata 3 ore e mezza davanti alla Corte d’Assise, il pubblico ministero Emanuele Marchisio ha chiesto la condanna all’ergastolo per Moussa Sangare, a processo per l’omicidio di Sharon Verzeni, assassinata a coltellate in via Castegnate, a Terno d’Isola, la notte del 30 luglio 2024. L’imputato, originario del Mali, ha prima confessato il delitto, salvo poi ritrattare le tre confessioni rese ai carabinieri, al pm e al gip nel corso del dibattimento. Sottoposto a perizia psichiatrica, Sangare è stato ritenuto capace di intendere e di volere. Nell’aula di Corte d’Assise, oltre all’imputato Moussa Sangare, sono presenti come nelle precedenti udienze i familiari di Sharon Verzeni: il padre Bruno, la madre Maria Teresa e l’allora compagno della 33enne uccisa a coltellate, Sergio Ruocco.

Nell’introdurre questo omicidio il pm ha detto: «Ammetto delle difficoltà, non tecnico-giuridiche. Mancano le parole, si rimane senza fiato, disorientati. Un reato assurdo. Verrebbe da dire “vergogna”». Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno analizzato 14 mila ore di filmati delle telecamere di videosorveglianza. I carabinieri, inoltre, dopo aver recuperato i vestiti che Sangare aveva buttato nel fiume, li hanno messi su un manichino posizionato in alcuni punti del tragitto percorso dall’imputato durante la fuga. Fotogrammi che il pm Emanuele Marchisio ha mostrato in aula, mettendoli a confronto. Per Marchisio si trattò di un delitto «maturato nella noia» nella vita dell’imputato che «provò piacere a uccidere una ragazza che stava camminando per strada, una ragazza che con il suo compagno si stava costruendo la sua vita». Sangare, quella sera, per l’accusa aveva «fiutato il terreno e per uccidere aveva scelto la persona più indifesa che aveva trovato». Ed è per questa ragione, secondo il pubblico ministero, che deve essere condannato all’ergastolo con le aggravanti della minorata difesa, della premeditazione e dei futili motivi.



















































Sangare, nel ritrattare, ha detto di essere stato un testimone del delitto e di essere scappato per quella ragione. Una ritrattazione per la quale Marchisio ha parlato di «spudorata illogicità e falsità». L’imputato nelle precedenti udienze aveva parlato di schiamazzi, non di un’aggressione. «E cosa fa? – domanda Marchisio -. Scappa a 30 all’ora, arriva a casa, butta tutto e si taglia i capelli». La difesa di Moussa Sangare parlerà in aula il 12 gennaio. La sentenza verrà pronunciata il 19 gennaio.

16 dicembre 2025 ( modifica il 16 dicembre 2025 | 15:46)