LECCE – Hanno quasi tutti preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, i sette indagati comparsi oggi, martedì 16 dicembre 2025, davanti al gip Alcide Maritati del tribunale di Lecce. Sono stati arrestati ieri e condotti in carcere durante il blitz dei carabinieri del comando provinciale di Brindisi che ha inferto un duro colpo alla frangia dei “mesagnesi” della Scu. Le indagini, coordinate dalla pm Carmen Ruggiero della Dda di Lecce, hanno evidenziato l’operatività del clan. I 34 indagati – gli arrestati sono 14 – devono rispondere, a vario titolo, associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico di droga, episodi estorsivi, armi e altre contestazioni.
In sei hanno scelto il silenzio davanti al gip
Oltre al gip, era presente la pm Ruggiero. Uno degli indagati principali è lo storico volto della Scu Daniele Vicientino (52 anni, nato a Brindisi e residente a Mesagne). Assistito dagli avvocati Raffaele Missere e Gianfredi Perrucci, ha scelto di non rispondere al gip. Stesso discorso per Francesco Sisto (52 anni, nato a Mesagne e residente a Brindisi, difeso dagli avvocati Orazio Vesco e Mario Sisto), Antonio Romano (27 anni, di Mesagne) e Francesco Girardo (32 anni, di Mesagne), questi ultimi difesi entrambi dall’avvocato Gianfrancesco Castrignanò.
Il ruolo dei due squinzanesi coinvolti
Hanno scelto altresì il silenzio, Giuliano Notaro (35 anni, nato a San Pietro Vernotico e residente a Squinzano, difeso dall’avvocato Alberto Egidio Gatto) e Anna Lisa Gravina (37 anni, di Mesagne, difesa dall’avvocato Fernanda Martella). Marco Ruggio (44 anni, nato a San Pietro Vernotico e residente a Squinzano, assistito dagli avvocati Paolo Spalluto e Mario Pede), invece, ha fornito la propria versione dei fatti, negando gli addebiti (gli viene contestato il concorso esterno). Su istanza della difesa, l’imprenditore lascia il carcere per i domiciliari, per motivi di salute.
La scelta difensiva “del silenzio” condivisa da sei indagati è stata dettata anche dalla complessità dell’inchiesta condotta in due anni (giugno 2020-giugno 2022) dai carabinieri, visto il poco tempo a disposizione per avere contezza delle contestazioni. Nei prossimi giorni, le difese potrebbero avanzare rivolgersi al Riesame o avanzare altre istanze. Tutti gli indagati sono da considerarsi, allo stato, innocenti.
Spedizioni punitive e minacce di morte
Tornando all’inchiesta, ci sono alcuni episodi emblematici dell’operatività del clan. Un ladruncolo “si permette” di spendere il nome della frangia mentre commette reati non all’altezza della “fama” della Scu? Scatta la spedizione punitiva, con pestaggio violento e sfregio finale: gli versano addosso il contenuto di una lattina di Coca Cola, mentre la vittima è esanime a terra, si legge nell’ordinanza. L’addebito è contestato a Tobia Parisi, Alessio Curto e Saverio Campana.
C’è un altro episodio, che non ha portato a una contestazione formale, ma che è indicativo di come un sodalizio mafioso si ponga sempre non tanto in antitesi, quanto in sostituzione dello Stato. Il titolare di un bar-pizzeria del centro storico subisce un furto e pensa che sia stato un corriere di una nota ditta. Si rivolge a Tobia Parisi. Quest’ultimo, ritengono gli inquirenti, la risolve a modo suo: minacciando di morte il presunto ladro. Per la Scu non vige la presunzione d’innocenza.
Il settore del gaming, legale e meno legale
E poi c’è il settore del gaming illegale. Alla Scu – e alle mafie tutte – piace vincere facile: c’è stata un’altra inchiesta che dimostrava le mire di un clan sul settore. E i “mesagnesi” non sarebbero stati da meno. È possibile operare tramite siti illegali gestiti da società straniere, i cui server sono collocati in Paesi a fiscalità agevolata. Nei centri scommesse legalmente riconosciuti si cambia il dominio da “.it” a “.com”, in soldoni.
Per gli inquirenti, Tobia Parisi avrebbe fatto fruttare le competenze specialistiche del suo uomo di fiducia, Americo Pasimeni. In questo modo il luogotenente del “professore” Vicientino avrebbe promosso e diretto numerosi “pannelli di gioco” e “conti gioco online”, anche quelli presenti nel Free Time Lounge Bar, ritenuta la roccaforte del clan, sequestrato ieri e già chiuso alcuni mesi prima, dopo la segnalazione della Questura.
Il prosieguo degli interrogatori di garanzia
Gli altri sette indagati destinatari di ordinanza di custodia cautelare sosterranno l’interrogatorio di garanzia domani e dopodomani. Sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Giancarlo Camassa, Marcello Falcone, Cosimo Lodeserto, Ladislao Massari, Gianvito Lillo, Antonio Gianni Junior Rosato, Alfredo Fortunato, Fabiana Mitrugno e Giuseppe Miccoli.
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