di
Aldo Grasso

Il conduttore di «BellaMa’» è un Paolo Limiti che non ce l’ha fatta, gli manca solo Floradora. Ripropone quella stessa tv, un po’ museale e un po’ musicale. Ma almeno Limiti aveva una competenza

Tempi bui per Rai2. Forse sta attraversando il momento più inglorioso della sua storia e non si sa a chi dare la colpa, da quando non esistono più i direttori di rete.

Al pomeriggio c’è una sequenza che abbruttisce anche il più candido degli spettatori. Ore 14, il cui tema principale è sempre Garlasco, «BellaMa’», un raro caso di pornografia del sentimentalismo e del pettegolezzo e, infine, «La Porta Magica».



















































Purtroppo, in tv non si può parlare di un programma senza accennare al suo conduttore. A differenza di un libro o di un film, il conduttore è il programma: è lui che lo incarna.

E se parlo di Pierluigi Diaco non parlo della persona, che non conosco, parlo del personaggio, di ciò che appare, di ciò che rappresenta, del suo stile di conduzione. Che è pessimo.

Partiamo dal format, un’accozzaglia di tutti i luoghi comuni della tv di risulta: il solo fatto di mettere a confronto i cosiddetti boomer con la cosiffatta Generazione Z è una cosa che mette i brividi per insulsaggine, insipienza e dilettantismo.

Il conduttore spoglia sistematicamente la trasmissione di tutti gli elementi che abbiano un minimo di spessore, naviga sulla superficie con l’aria del profeta disarmato, ma in realtà si comporta da padroncino, ammantato di un insopportabile moralismo.

L’ultima litigata pubblica con Valeria Marini, a colpi di «bugiarda» e «falso» nella Rai di un tempo non sarebbe mai avvenuta. Diaco ha passato la vita a corteggiare i potenti, da Sandro Curzi a Maurizio Costanzo, ottenendone in cambio non poche trasmissioni, tutte tristemente scarse, tenute in piedi solo dalla sua presunzione.

Nella modestia, è convinto che il programma debba essere al suo servizio e non viceversa. Del resto, la prima virtù di chi fa tv è non paventare mai il ridicolo.

Diaco è un Paolo Limiti che non ce l’ha fatta, gli manca solo Floradora. Ripropone quella stessa tv, un po’ museale e un po’ musicale, ma almeno Limiti aveva una competenza.

Il problema, però, non riguarda i singoli conduttori, il problema vero sono quei dirigenti Rai che si occupano dei programmi, che non intervengono a migliorarli, che forse non sanno come si fa una proposta degna del servizio pubblico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

16 dicembre 2025